sabato 13 dicembre 2008

Mini-illuminazioni

(Foto di Gillipixel)

Non so se capita pure a voi. A me ogni tanto succede. Sono lì intento a badare ad azioni quotidiane che non esigerebbero particolare impegno meditativo, quei piccoli gesti banali che ripeti quasi in automatico, e di colpo la mia attenzione isola un dettaglio dal contesto, una "virgola" nel paesaggio, un elemento piccolo nella mia porzione di campo visivo del momento, capace di far scattare in me una sorta di "mini-illuminazione".
E' curioso quando succede questo fatto, perchè la sensazione è simile a quella provata di fronte a quelle sequenze usate dai registi che con il linguaggio cinematografico intendano trasmettere l'idea del viaggio nel tempo, non so se avete presente.
La "mini-iluminazione" è così: un misto di senso di vertigine, al tempo stesso rassicurante e col gusto della sfida mentale; un senso di viaggiare molto forte, pur rimanendo dove si è in quell'istante; un senso di precipitare risucchiati dalla forza di gravità riflessiva, con le stesse modalità dei "tuffi nel vuoto" dei sogni, ma il tutto pervaso da un'atmosfera emotiva ben più piacevole.
Mi è successo l'altro giorno. Guidavo verso l'ufficio, e stavo prendendo su la solita curvetta, del solito svincolo, alle solite porte, della solita città in cui lavoro. Faceva ancora buio, perchè partendo io dalla profonda campagna per arrivare in orario, è così che succede in questa stagione.
Lo svincoletto fa una piccola salita ed i fari, radendo l'asfalto sino al ciglio erboso, hanno illuminato un'erbaccia. L'effetto di per sè è stato anche cinematografico, volendo, tra giochi di luci ed ombre, di fari e lampioni, asfalto lucido di pioggia e silhouette di guard-rail snodate sul buio.
Ma era pur sempre un'erbaccia, lo stelo inelegante di una pianticella selvatica che con le sue tre fogliette striminzite si ergeva una trentina di cm. più alta del tappetino di erba gatta verde -catrame che di solito correda i cigli stradali.
La "mini-iluminazione", così come mi è scattata, ha avuto subito un sapore intenso di dignità. Un'erbaccia insignificante mi stava trasmettendo parecchia poesia. Se ne stava lì serena, pur essendole capitato chissà come di crescere in quel posto infelice, ricevendo le sferzate d'acqua sollevate dagli pneumatici dei veicoli, ma trasmettendo in ogni modo anche un senso di paradossale fermezza instabile.
Poi la "mini-iluminazione" si è espansa e ramificata, intruffolandosi lungo direttirci di senso parallele a considerazioni sui destini umani. Quella piccola "pianticella-guard-rail" è nata lì forse per il capriccio del vento, che un giorno ha fatto volare il suo seme fino a quella piccola fetta di terreno. Forse è stato invece per il ghiribizzo di un uccellino, che si è ritrovata con le radici affondate ai bordi dell'asfalto.
Succede anche agli uomini. Il seme del nostro esistere è volato un giorno da qualche parte, provenendo da chissà dove o anche da nessun dove, e siamo nati in Italia o in Africa o in America, musulmani o cattolici o ebrei. Siamo nati in una famiglia abbastanza benestante, oppure povera, tradizionalista o progressista.
Nella vita dobbiamo subire le frustate d'acqua e polvere sollevata dalle gomme degli eventi, oppure gli agi di una serra temperata e soleggiata sempre nel giusto grado.
Una sola cosa però accomuna tutti, erbacce, fiori pregiati, piante secolari o steli d'erba, uomini e donne diseredati, o fortunati, ricchi o poveri, sapienti o ignoranti: la dignità insita nella sfida rappresentata dal vivere di ciascuno.

2 commenti:

farlocca farlocchissima ha detto...

a volte le mini-illuminazioni vengono dal fatto che stiamo imparando a vedere oltre che guardare ... a volte invece vengono dal fatto che stiamo cambiando noi e allora il mondo di colpo cambia aspetto :-)

Gillipixel ha detto...

è vero, è vero, Farly...da Cartesio in poi lo sappiamo...Kant ci ha dato un'altro colpetto e Schopenhauer la mazzata finale: il mondo di fuori nasce molto più dal mondo di dentro, molto più di quanto non pensiamo :-)