domenica 25 gennaio 2009

She came in through the bathroom window

(Foto-melensaggio di Gillipixel)

Il bellissimo ed oscurissimo (almeno per me) libro di Roberto Calasso "Le nozze di Cadmo e Armonia", si apre con una piccola frase a preludio del testo, una delle epifanie del lettore più intense che io abbia mai incontrato, una citazione fantastica che in otto parole sintetizza tutto il significato della mitologia greca:

"Queste cose non avvennero mai, ma sono sempre"
"Degli dèi e del mondo" - Salustio

La sapienza della quale i miti greci sono portatori, non a caso, dopo essere stata cacciata dalla porta filosofica, con il complicarsi del percorso conoscitivo umano lungo i secoli è stata fatta rientrare attraverso la finestra psicoanalitica.
Il senso del mito non è quello di creare una storiella per gonzi da raccontarsi la sera davanti ad un bel focherello sul quale si stanno facendo rosolare le caldarroste. Certo, nella narrazione mitologica c'è anche una componente ludica di superficie.
Ma il senso profondo del mito è rendere conto delle paradossalità dell'esistenza servendosi di complesse metafore che ne lasciano irrisolta la conflittualità sostanziale.
Il mito è in un certo modo un atto di rinuncia alla superbia conoscitiva chiara ed inconfutabile, e al tempo stesso un riconoscimento dei limiti insuperabili delle capacità dell'indagine razionale umana.
Il racconto mitologico dunque lascia sussistere la realtà nella sua effettiva complessità, nel suo farsi adesso, nel suo scorrere vivo ed inafferrabile sino in fondo. Non pretende di puntare sul mondo la luce abbacinante della chiarezza concettuale piena, ma preferisce percorsi densi di chiaroscuri, penombre e rispettosi silenzi capaci di essere più fedeli al magmatico enigma su cui l'esistenza è plasmata.

Il mito di Narciso, il mito di Edipo o di Giocasta (ed immagino altri, che per ignoranza mia adesso non vi saprei citare) sono stati rispolverati da Freud proprio in questa prospettiva. Il padre della psicoanalisi ha colto in essi un'affinità di senso con il materiale psichico umano, molto maggiore di quella che potevano offire tutti gli altri strumenti conoscitivi.

Va beh, per il momento, su questo tema mi sembra di avervi già massacrato gli zebedei a sufficienza, quindi ora vi saluto così, ma vorrei tornare prossimamente a dire qualcosa ancora in proposito. E spero non la prendiate come una minaccia...



2 commenti:

farlocca farlocchissima ha detto...

se hai voglia di ficcanasare tra miti greci e psicoanalisi Hillman è materiale ideale, dato che la scuola junghiana da cui proviene è stata la prima ha usarli per rappresentare i nostri archetipi interiori. a me la cosa che è sempre piaciuta tanto dei greci è che quando davano i numeri dicevano di essere preda di un qualche dio (marte, eros etc.). così passata la buriana era di nuovo tutto a posto :-) be' a mingug ancora sì fa così...

Gillipixel ha detto...

ehehhe...grazie Farly per la dritta letteraria ribadita...non me lo ero scordato, me lo avevi già consigliato Hillman...sarà uno dei miei prossimi acquisti in libreria :-)
allora si parta per mingung facendo brindisi con ginessed, cocktail a base di gin e...sed, appunto :-))) Cin cin :-)