venerdì 3 aprile 2009

Paghi una, prendi tre


Il mestiere dell'epifanaro (il collezionista di epifanie del lettore) è ricco di sfumature.
Dopo un po' di tempo che uno lo pratica, se ha discreta memoria, si costruisce una piccola mappa mentale epifanica: "...Là ci sta quella perla che riguarda la tale idea...bello!!!...ah, là invece, c'è quell'altra pietruzza concettuale che mi colora un altro aspetto della vita...Già!!!...forte!!!...".
Per l'epifanaro smemorato come me invece la scia di epifanie che ci si lascia dietro è un po' come la trafila di mollichine di pane che Pollicino aveva lasciato cadere nel bosco per ritrovare la strada: gli uccellacci della sbadataggine e della scarsezza mnemonica sono sempre in agguato per becchettarsi via le briciole, e alla fine si corre il serio rischio di cadere nelle fauci del tremendo Orco dell'oblio.
Però almeno ci sono i libri di casa, che sono posti in cui sai di aver lasciato cadere una briciolina e la puoi andare a tirare fuori di nuovo.
Ma non è sempre cosa facile.
Ad esempio, per ritrovare una piccola briciolina che sapevo aver lasciato cadere più di trent'anni fa dentro "La luna e i falò" di Pavese, ho dovuto recentemente rileggere tutto il romanzo. Sì, perchè in certi casi puoi magari ricordare più o meno il punto del testo dove la mollichina sta celata, ma rileggendo con fare rapido a "sguardo d'uccello" lungo le frasi, vigliacca se salta fuori.
Ma capitano anche casì fortunati, come mi è successo ieri.
Avendo disquisito, in sede di commenti, con quel Mito della Simpatia nota come Farlocca, sulla questione del dormire e del pigliar più o meno pesci, mi era tornato alla mente un brano del "Tao Te Ching" che se avessi la passione per i tatuaggi non esiterei a farmi stampigliare sulla fronte.
Il "Tao Te Ching" è un luogo di briciole narrative piuttosto agevole, ci si orienta bene, perchè è diviso in capitoli succinti di una pagina, coi loro bei numeri romani e le frasi messe giù quasi come in versi.
Ho iniziato dunque la mia ricerca della briciola con molta calma e serenità, fiducioso che l'avrei trovata a breve, l'animo bel lontano dall'ansia che mi avrebbe colto se, per dire, avessi dovuto rintracciare un ago epifanico in un pagliaio come "L'uomo senza qualità" di Musil.
Ed è qui che mi sono imbattuto in un "in-matrioskamento" di epifanie del lettore.
Dentro al "Tao Te Ching", proprio nel punto del brano che aveva scatenato la mia ricerca, ho scovato un fogliettino così sottile da non avere nemmeno la forza di "segna-librare" la pagina, ma sul quale a suo tempo (tempo di chi? Ma suo!!!) mi ero appuntato altre due mini-epifanie tascabili.
Di una delle briciole rinvenute, purtroppo non mi ero segnato l'autore. Ma è talmente bella che subito mi son detto: fa lo stesso!
Ed è questa:

"...la bellezza non spiega nulla, perchè rivela tutto...".

L'altra era pure appuntata anonima, ma almeno in questo caso la memoria mi è venuta in aiuto, perchè mi sono subito ricordato che si trattava di una frase del grande designer Bruno Munari:

"...Se leggo, dimentico. Se vedo, ricordo. Se faccio, capisco...".

Questa mini-epifania era talmente "zen" nella sua concisione da essere perfetta per introdurmi alla rilettura del brano del "Tao Te Ching" da cui tutta la ricerca aveva avuto inizio:

"...Senza uscire dalla porta, conoscere il mondo!
Senza guardare dalla finestra, vedere la Via del cielo!
Più lontano si va, meno si conosce.
Perciò il Santo conosce senza viaggiare;
egli nomina le cose senza vederle;
egli compie senza azione...".

Mancando sicuramente il senso più genuino di queste parole, io le ho sempre comunque lette come l'inno nazionale della mia pigrizia. Ed è così che mi piace continuare a leggerle.
In realtà credo siano più un esortazione a saper vedere l'essenza delle cose. Poi credo che uno possa pure viaggiare fin che vuole, oppure agire in lungo e in largo come meglio ritiene. Il punto è che se rimane alla superficie del mondo, può arrabattarsi come un ossesso, ma dei pesci che veramente contano nella vita non ne piglierà mai neanche uno.

Ed è stato così che, epifaneggiando ed andando per pensieri e briciole, mi è tornata alla mente un'altra importante mollichina musicale legata a tutto ciò.
Questo brano del "Tao Te Ching" è stato infatti musicato da George Harrison a suo tempo.
Tempo di chi? Stavolta tempo di George...





2 commenti:

farlocca farlocchissima ha detto...

ecco finalmente ho il tempo di leggerti... ingameci (dice l'oracolo)! scrivi tantissimo ultimamente ;) comunque la frase del Tao Te Ching mi riporta ad una conversazione di qualche tempo fa, in cui si parlava del vagare, del cercare e del come la risposta fosse spesso al punto di partenza, dentro di te medesimo. la cosa fu riassunto con: "sì, insomma fai il giro del mondo per andare da Roma a Rieti" (dixit) :*

Gillipixel ha detto...

ahahahahha...verissimo, Farly :-)
a volte non è questione di distanze o di complicare le cose...ma è questione di veli da scoprire, di nebbie da diradare, e la bellezza, la verità sono subito lì dietro :-)