martedì 1 febbraio 2011

Lurido luddismo ludico (e poco lucido...)


Si vede che non avevo proprio una rifulgente mazza da fare, perché mi son messo a domandarmi cose non propriamente classificabili fra le questioni cruciali ai fini della sopravvivenza quotidiana.

Ad esempio, pensavo: le attitudini, le “disposizioni interne”, i sentimenti, ce li ritroviamo di preferenza a serpeggiare in seno anche senza averli evocati o auspicati in modo particolare? Ci zompano in corpo anche senza esserci calati in una certa “propensione d’animo” che ne agevoli l’insorgere più o meno spontaneo, oppure la razionalità, la logica e una certa dimensione di controllo, una sorta di “governo dell’anima”, possono anch’essi recitare la propria parte nel grande circo dell’emotività umana?

E siccome evidentemente continuavo a non trovare faccende più importanti da combinare, mi son sorpreso a seguitare nel mio delirante vaniloquio interiore, convenendo con me stesso che forse alla fine poco o nulla è cambiato dai tempi del buon Omero, da quando i suoi eroi erano mossi interiormente dalle loro proprie pulsioni, dall’epoca in cui la “responsabilità personale” e i significati delle scelte umane erano concetti così labili che si preferiva chiamarli di volta in volta col nome di uno degli innumerevoli dèi a disposizione.

La palla passava ad Apollo, se magari si sentiva l’impellenza di costruire una casetta con tutti i crismi estetici al loro giusto posto, oppure di cimentarsi con un distico elegiaco, o con una lettera da vergare all'indirizzo della fidanzata.
Il tema era invece condotto da Atena, se l’intenzione era quella di svicolare la gabella sul transito dei muli, passando per la porta d'accesso alla polis.
Oppure, per non subire uno smacco, era tutta colpa di Bacco, se si veniva colti da una gran sete con proterva secchezza delle fauci annessa, e conseguente malcelato desiderio smodato di andarle a placare copiosamente alla “Taverna dei ludi ginnici” (ellenico esercizio antesignano del moderno “Bar sport”).
E ancora, era l'era di Eros, se ad esempio s'incappava nell’eventualità di occasionali allupamenti cagionati per via, dalla visione di leggiadre “scosciature” agevolate da donzelle abbigliate con mini-peplo inguinale (molto di moda ai tempi della “swinging Atene” periclea).

D’altra parte, non son mica cose che m’invento io:

«...In Omero gli dèi promuovono ogni mutamento...[...] Due azioni si svolgono parallele: l'una nel mondo superiore degli dèi, l'altra sulla terra, e tutto ciò che succede quaggiù avviene per determinazione degli dèi.
L'azione umana non ha alcun inizio effettivo ed indipendente; quello che viene stabilito e compiuto è decisione e opera degli dèi. E, poiché l'azione umana non ha in sé il suo principio, essa non ha nemmeno una fine propria.
Soltanto gli dèi agiscono in modo da raggiungere quello che si sono proposti; e se anche il dio non può portare a compimento ogni cosa, e se a Zeus, per esempio, non è concesso di salvare dalla morte il figlio Sarpédone, o se Afrodite viene addirittura ferita in battaglia, ad essi rimane pur sempre risparmiato il dolore degli uomini, destinati a morire. Questa superiore vita degli dèi conferisce un senso proprio all'esistenza terrena... ».

La cultura greca – le origini del pensiero europeo
Bruno Snell - 1963

Certo, qualche dettaglio deve essere cambiato da allora.
Oggi sarebbe probabilmente un po' dura giustificare una succosa evasione fiscale addossando ogni addebito alle astuzie della buona e cara Pallade (per gli amici, sempre Atena...), anziché al ribaldo commercialista, sagace complice di taroccamenti contabili. Risulterebbe altresì alquanto fantasioso alleggerire tutto il fardello di un'edificazione balorda e sbilenca dalle strette spalle di un architetto pacchiano o di un ingegnere svalvolato, per farla pesare tutta su quelle di Apollo, magari solo perché una sera, contravvenendo al proprio usuale equilibrio, si era concesso un'uscita bevereccia proprio con suo cugino Bacco.

Tuttavia, sono ormai quasi convinto di avere appurato che sussista ancora una dimensione dell'umano agire e sentire, nell'ambito della quale si palesa con somma evidenza il persistere di una qualche azione numinosa a tutt'oggi operante fra di noi.
Sto parlando del mondo dell'automobile, e per diretta conseguenza, “de la ispecie de li automobilisti”, residenti naturali del Pianeta Motore.

Da dove questa impressione derivi, è presto detto.
Molto semplicemente, sono io che ho la sensazione di vivere in prima persona questo fenomeno di “attraversamento numinoso del sé”, io stesso, quando sono alla guida di un’auto, che mi sento tramutare in un’umana striscia pedonale, calpestata avanti e indietro da una volontà agita in altra sede superiore.

Dico questo perché, normalmente, non credo di andare molto lontano dal vero, definendomi un tipo di persona mite e pacata. Eppure, dovete sapere che questo modo di classificarmi viene a cadere clamorosamente nei frangenti autocircolatori. Poche situazioni al mondo riescono a farmi sentire veramente preda di un volere esterno, quanto sono in grado di farlo un volante fra le mani e un acceleratore sotto il piede destro.

L’intero fenomeno dell’automobile costringe a moti dell’animo del tutto estranei all’indole più genuina della persona coinvolta. C’è il posato padre di famiglia che si esalta, sbomballa e diventa uno spericolato scavezzacolo, perennemente in equilibrio sul filo dell’infrazione del codice penale; c’è l’indefesso lavoratore, sempre ligio e scrupoloso, che rilancia tutte le proprie frustrazioni sull’asfalto; e così via.
Io invece, da par mio, modestamente tiro accidenti a destra e a manca, maledico l’automobile e gli automobilisti, sfondando la barriera del suono della contraddizione, nel trovarmi io stesso ad impersonare il ruolo di automobilista in quei medesimi momenti.

Insomma: moti d’ira immotivata, attivati in virtù di un autolesionismo che malamente camuffa un effettivo auto-maledizionsimo di fondo, perché cacciando accidenti a destra e a manca all’indirizzo di un’ideale figura di automobilista tipo, come io faccio mentre guido, è anche e soprattutto verso me stesso che invoco quegli auguri al negativo. Se non si può parlare in questo caso di un intervento puro del numinoso e dell’irrazionale, non saprei dire in quale altra circostanza se ne possa parlare…

E se la sconfinata fantasia degli antichi greci prosperasse ancora come ai bei tempi, mi piace immaginare che l’addetto fra gli dèi preposto allo smistamento delle sorti automobilistiche, oggi si sarebbe chiamato Sfinterogeno. Un po’ per assonanza col noto ammennicolo motoristico che sta sotto al cofano, un po’ per commistione terminologica con il relativo forame posto in funzione di sfogo posteriore nel corpo umano, a sua volta antropomorficamente evocante una marmitta biologica.

Dunque, cari amici viandanti per pensieri, la prossima volta che guidando l’auto, vi sentirete presi nel vortice di comportamenti che non riconoscete propriamente vostri e che vi parranno scaturire da una volontà a voi aliena, niente paura: sarà semplicemente il buon vecchio Sfinterogeno ad aver afferrato il volante. Non azzardatevi a contraddirlo e lasciate correre, che tanto lui fa sempre di testa propria, anche considerando il suo vezzo di ragionar di preferenza col tubo di scappamento...



4 commenti:

farlocca farlocchissima ha detto...

be' dalle figure degli dei la psicoanalisi ha tratto l'idea di archetipo. un immagine dell'anima, un riferimento che permette in fondo di schematizzare e semplificare i moti dell'animo umano... ecco chissà che direbbe Jung di Sfinterogeno o anche hillman che parla di fare anima e non di psicoanalisi ... uhm a me Sfinterogeno da l'idea di un dio-archetipo un po' puzzone, di quelli che fanno il guaio e poi si incazzano se glielo fai notare...

Bacini olimpici

Gillipixel ha detto...

@->Farly: eheheeheh :-) mi sa che c'hai ragione, Farly :-) deve essere proprio così lo stile del vecchio Sfinte :-) infatti è anche l'atteggiamento tipico dell'automobilista: hai mai visto tu un automobilista che ammettesse di aver torto? :-)

Sarebbe un po' come sentire un politico che non giura e spergiura di lavorare per il bene del paese e nell'interesse della gggente:-D

Grazie per il commento :-)

Bacini junghiani :-)

Lara ha detto...

Considera anche chi siede accanto al guidatore. In molti casi, dobbiamo ricorrere all'ormai arcinoto dio Pan.
Attacchi di panico veri e propri se alla guida hai un amico o un'amica che decide di superare tutti gli altri, perché si è stancato di andare ai 30 all'ora in una strada a doppio senso, ovviamente stretta.
O quando capita che un marito, corettissimo in genere, alza il dito medio ad un pazzoide che così esce dall'auto con un coltello in mano. Quando guido io poi, ho così paura che mi suonano tutti il clacson.
Forse dovremmo trovare altri dei per spiegare bene queste avventure di lurido luddismo ... ludico :)
Ciao Gill!!!
Lara

Gillipixel ha detto...

@->Lara: cara Lara, in realtà dev'essere come dici tu: fra gli dèi, Sfinterogeno dev'essere uno di quelli che si presentano sotto mille sembianti :-) eheheehe...

Ho scherzato parecchio sul tema, ma in realtà ho sempre considerato tutto ciò che ruota intorno all'auto, come un mondo parecchio contraddittorio e paradossale...parlandone in senso ironico, vengono a galla tante magagne e ci si fa pure sopra due risate, ma molti aspetti a mio avviso sono drammatici, e la cosa più grave è che passano quasi sotto silenzio, sembrano secondari, occultati come sono da una fascinazione superficiale che influenza tantissimo le persone...

Va beh, magari ne parlo in un'altra occasione...ma non sono capace di scrivere con serietà, e siamo di nuovo da capo :-)

Ciao Lara :-)

Bacini che guidano piano :-)