martedì 10 maggio 2011

Free as a bumblebee


Cari amici viandanti per pensieri, avevate mai sentito il detto «…Maggio, ronza l’ape nel foraggio…»?
No, eh? Per forza, è la prima volta che lo sento anche io…

Eppure per me la primavera in corso si sta rivelando ricca di coincidenze “apesche”, di piccoli episodi punteggiati dalla presenza di quegli spettacolari mini-amici ronzanti. Non è passato poi tanto tempo da quando vi ho raccontato del bombo e delle sue evoluzioni fra i fiori del ciliegio, che pochi giorni fa la pelliccevole portaerei in miniatura è tornata a farmi casualmente visita nel pieno della sua fiera buffezza giallo-nera.

E’ successo sabato pomeriggio.
Ma già in mattinata avevo avuto avvisaglie circa il fatto che si sarebbe trattato di una giornata all’insegna del leggiadro ronzar entomologico. Lungo il fossato che mi ritrovo dietro casa, c’è un arbusto al quale non daresti un centesimo per circa 350 giorni all’anno. Ma quando mette fuori i suoi fiorellini, si trasforma e soprattutto diventa una vera pacchia per le api. Me ne sono accorto passandoci di fianco appunto sabato mattina. Il ronzio era veramente spettacolare, sembrava creare una piacevole cappa sonora a protezione di tutta quella gran palla vegetale in fiore.

Sono immediatamente corso a prendere la macchina fotografica e seguendo l’esempio delle api che si rimpinzavano di polline a quattro palmenti, mi sono fatto anche io una gran scorpacciata di immagini. Era il paradiso del “bee watching”, su ogni fiore c’era un’ospite e non si sapeva proprio dove prendere: c’era l’imbarazzo della scelta, da tanti che erano i petali sui quali poter ravanare di obiettivo.

Vi riporto alcuni degli scatti più belli usciti da quella pantagruelica sessione fotografica, perché purtroppo l’evento culmine della giornata non sono riuscito a fermarlo con le immagini.
Purtroppo, ma anche per fortuna, perché in questo modo posso divertirmi ancor di più a raccontarvelo.


Sabato pomeriggio, mi sono ritrovato dunque nella serra di un fioraio che vende all’ingrosso. Non chiedetemi come mai sono andato a finire in quel posto. Unito alla notizia che posseggo un telefonino color rosa, questo fatto potrebbe far sorgere in voi strane supposizioni circa il mio conto. Ma soprassedendo su questi dettagli, rimane il fatto che me ne stavo lì ad ammirare sfaccendato alcuni graziosi fiorellini in vaso.

Non saprei dirvi il nome, perché come ben sapete, sono un campagnolo sgangheratamente inesperto. I nomi di piante e fiori, anche ammesso di averli sentiti qualche volta, difficilmente rimangono ancorati alla mia memoria. In questo senso, la mia ammirazione per la natura è proprio di un’immediatezza preistorica, perché anticipa le epoche delle classificazioni e delle assegnazioni di nomi e specie alla flora tutta.

Vi posso dire tuttavia che questi fiorellini somigliavano a tante piccole bocche. Li formava sostanzialmente una coppia di petali primari, incastonati uno sopra l’altro come due arrotondate labbra floreali. Già di per sé ce n’era abbastanza per rimanere ammirati da quel piccolo fenomeno di grazia e leggiadria. Ma il bello stava per venire di lì a pochi istanti.


Chi non mi sono visto infatti ronzare nei paraggi, giusto quel tanto per distrarmi dalla contemplazione floreale in corso? Era proprio lui, il mio caro e vecchio amico bombo, quella gran bombarda impellicciata in persona…

«…Mi sa che adesso ne vediamo delle belle…» ho pensato, «…quando c’è di mezzo quel gran bombarolo impeluriato, non sai mai cosa può accadere…».
E infatti lo vedo che con la sua consueta e simpatica goffaggine si mette a marcare stretto quel particolare fiore dalle labbra. Poi si avvicina sempre più e finisce per posarsi sul “labbro” inferiore.

E’ stato a quel punto che si è verificata la piccola meraviglia. Quando le zampette del bombo si sono posate sul petalo di sotto, la bocca del fiore è parsa animarsi di volontà propria. Le mascelle vegetali si sono gentilmente dischiuse, di modo che la bestiolina ha potuto calarsi a testa in giù dentro quel ghiotto calice.

Ovviamente, la dinamica effettiva della scena era stata dettata da un fenomeno molto più ragionevole, esattamente opposto all’apparente. Ossia, era stato il peso della ciccevole ape a causare la schiusa del pendulo petalo, ma tutto ciò rendeva forse ancor più affascinante l’evento. Sapere che fiore e insetto sono uniti da questa sorta di strana simbiosi gravitazionale, mi è parso altrettanto meraviglioso del vedere i petali inghiottire golosamente il proprio ospite.

Ho pensato ai secoli che ci avrà impiegato la natura per arrivare a stipulare questa sottilissima contrattazione di pesi. Chissà quante generazioni di bombi hanno dovuto cimentarsi con imprevisti ruzzoloni, slittate di zampe e cilecche vegetal-coitali, prima di riuscire a stabilire il contrappeso perfetto che rendesse possibile questo piccolo miracolo di equilibrismo entomologico.


La controprova l’ho avuta immediatamente dopo. Una volta levatasi di mezzo la ponderosa eleganza del bombo, è venuto il turno di una piccola ape comune. Anche lei si è posata sul labbro inferiore, ma niente di particolare ne è derivato. Non essendo pesante a sufficienza, la cuginetta mingherlina del bombo si è dovuta accontentare di suggere molto più ordinariamente in superficie. D’accordo, sempre un bel vedere, ma niente di paragonabile all’immensa goduria insita nelle ben più teatrali gesta bombonesche.


E le coincidenze erano destinate a non fermarsi a quel punto, perché l’altra sera, riprendendo casualmente in mano la mia vecchia e cara edizione di poesie di Emily Dickinson, sono incappato in questi versi, ai quali non avevo mai fatto caso prima, e grazie ai quali ho scoperto che “bombo” in inglese si dice con una paroluzza dalla simpatia giustamente soppesata sulla familiarità del buffo ronzatore: bumblebee.

Some things that fly there be –
Birds – Hours – the Bumblebee –
Of these no elegy.

Some things that stay there be –
Grief – Hills – Eternity –
Nor this behooveth me –

There are that resting, rise.
Can I expound the skies?
How still the Riddle lies!

(c. 1859)

Vi son cose che volano –
Uccelli, ore, il bombo:
Non è per queste l’elegia.

Vi son cose che restano –
Il dolore, i monti, l’Eterno.
Nemmeno queste a me si addicono.

Altre sostano e sorgono.
Posso spiegare i cieli?
Com’è immoto l’Enigma!



6 commenti:

Lara ha detto...

Credo che pur osservando attentamente il mondo degli insetti (anch'io sono campagnola)non sarei mai potuta arrivare a descrivere come hai fatto tu, tutte queste interrelazioni, che sono davvero degne di essere raccontate.
Fa tutto parte del mistero in cui viviamo.
Ciao Gill!
Lara

Gillipixel ha detto...

@->Lara: cara Lara, se avessi visto quel bombo farsi calare il ponte levatoio in quel modo gentile, sono certo che lo avresti saputo raccontare benissimo :-)

Credo sia importante saper rallentare "l'usura dello stupore", mantenere sempre un buon margine per la capacità di meravigliarsi delle piccole cose...è proprio come dici tu: il mistero in cui viviamo ce lo dobbiamo tenere caro :-)

Bacini interrelati :-)

farlocca farlocchissima ha detto...

so che sono la parte cattiva della chimera, ma per un attimo ho sperato che la pianta su cui si posava il bombo fosse carnivora e la boccuccia vegetale si schiudesse per poi, zac, ingurgitare il grazioso insettone al quale io m'avvicino sol se munita di cortisone (tanto per chiudere in rima)
bzzzzbaci

Gillipixel ha detto...

@->Farly: anche quella poteva essere un'interpretazione legittima della storia, cara Farly :-)
In effetti, il bombo è pure metafora bivalente della natura matrigna :-) Dietro il suo aspetto pacioso, si nasconde pur sempre un pungitore micidiale: questo non va mai dimenticato, è lo stesso succede sempre quando si tratta di cose della natura :-)

Bacini ronzosi senza pericolo :-)

Vanessa Valentine ha detto...

Evviva Emily Dickinson e i bumblebees (e anche le bees pure e semplici)!
E il miele che le apine producono dove lo mettiamo? non è forse una delle cosine più deliziose al mondo?;))))
Slurp.;)

Gillipixel ha detto...

@->Vale: ehehehe :-) è vero, Vale, non dimentichiamo quella parte così gradevole dell'operato apesco :-) e volendo, non dimentichiamo nemmeno che sono bestiole dalla puntura non simpatica :-) una perfetta metafora della natura e della vita, insomma :-)

Ciao...se riesco, cerco di ripristinare i miei commenti smarriti, per quello che mi ricordo :-)

Bacini ritrovati :-)