martedì 14 agosto 2012

Ma vacca boa!


Cari amici viandanti per pensieri, anche la boa di metà annata di questo asfittico 2012 sta per essere doppiata. Ferragosto mi mette ogni volta una vaga mestizia in corpo, cosa ve lo ripeto a fare, ormai lo sapete benissimo. Però ci tengo a farvi gli auguri anche questa volta.

Avrete poi notato che le mie energie narrative si sono affievolite di molto, nell’ultimo periodo. Chissà se quattro anni suonati sono un traguardo di acquisita e conclamata vecchiaia, per un blog. Chissà se dopo questa scadenza, gli argomenti sono destinati inesorabilmente ad essiccarsi, lasciando solo una landa desolata di luoghi comuni e di frasi banali.

Non posso promettervi nulla di certo, ma cercherò di fare in modo che così non avvenga, tenendomi aggrappato il più possibile alla bellezza che ancora talvolta riesco a rinvenire nell’atto di scrivere. Nei giorni scorsi, quando non scrivevo nulla per assoluta mancanza di idee, mi commuoveva il fatto che un piccolo nucleo fedele di lettori continuava a farmi visita lo stesso. Questo mi conforta nel pensare che torneranno tempi migliori anche per la scrittura.

La terra nei campi è riarsa, ma sotto qualcosa lavora sempre, in vista del ciclico ritorno alla fertilità. Allo stesso modo vedo la mia intensa attività di lettore di questo periodo, contrapposta all’aridità del mio scrivere. Mi sto rimpinzando di Tolstoj. Archiviato ormai con somma soddisfazione «Guerra e pace», mi sono buttato ora su «Anna Karenina». Le atmosfere, le riflessioni, le emozioni di queste opere immortali mi si depositano nel profondo, come riserve di acque estive, solo per il momento inarrivabili e non attingibili. Ma un giorno la verzura del racconto tornerà a lussureggiare, pescando la sua forza idrica anche da quella falda tolsojana profonda e da innumerevoli altre esperienze che nel frattempo avrò fatto.

Internet è lo strumento della rapidità istantanea, dei mutamenti vertiginosi e in qualche modo disumani, perché il tempo dell’interiorità dell’uomo ha bisogno di più agio cronologico, di latifondi di momenti, della possibilità di depositarsi piano, corre su ritmi più lunghi e distesi.

Prima c’erano i newsgroup, poi sono venuti i blog, poi i social network, e via, e via, in una girandola che scalza se stessa vorticosamente. Se mi si concede l’ennesima metafora rozza e triviale della mia carriera di scribacchino, il meccanismo di internet è quasi come pensare ad un tale che, dopo aver tirato una scoreggia, immediatamente si ritrovasse fra i piedi un altro tizio ad avvertirlo di come ormai non vada più di moda il fatto di puzzare.

Quello che non può passare mai di moda tuttavia sono la sacralità ed il mistero della parola. Questo mi rinfranca e mi sostiene nel seguitare a scrivere, e nel pensare che forse un blog non può diventare obsoleto, perché la sua struttura si sostiene sulla potenza fuori del tempo posseduta dalla parola scritta.

«…ma l’Austria non ha mai voluto e non vuole la guerra. Essa ci…»

Sapete cos’è questa frase? E’ una riga scelta a caso dal testo di «Guerra e pace». Come potrete verificare, sono 61 battute, spazi compresi. Tenendo conto che ogni pagina dell’edizione da me letta è composta da circa 40 righe, 61 moltiplicato 40 fanno circa 2440 battute a pagina. Moltiplicando ancora per 1400 pagine circa (sarebbero un po’ di più, ma arrotondo facendo la tara delle pagine bianche, delle mezze paginette e casi simili), approssimativamente si giunge alla bellezza di 3milioni e 416mila battute totali (3.416.000). Ecco, non è per fare il polemico o il retrogrado, ma provo un certo orgoglio a pensare che, nel pieno dell’epoca in cui mezzo mondo si arroga di riuscire a dire tutto nello spazio di 140 caratteri, io ho avuto la forza di sbarbarmi le pretese espressive di un tale che, dopo 3milioni e 416mila battute, son sicuro si sentì ancora assai sulle spine e parecchio in sospetto riguardo al fatto di avere ancora molto da dire.

Buon Ferragosto, allora, cari amici viandanti per pensieri. Grazie a chi mi legge sempre con lo stesso affetto che anche io in eguale misura mi sento di ricambiare senz’altro di cuore. Come avete visto, cose degne di nota non ne avevo tante da dirvi, oggi. Il cane per l’aia l’ho menato a sufficienza, ma più che altro era per farvi un saluto, e dirvi che sono sempre qui, anche se scrivente a passo ridotto, ma ben contento che anche voi ci siate.

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