sabato 22 settembre 2012

Te possino dà tante…



Che cosa dire riguardo al recente squallidissimo scandalo alla Regione Lazio? Sapete che di politica ci capisco poco e raramente mi addentro in questo periglioso campo, perché finirei per ripetere il già detto da mille altre voci, inciampando per di più in una miriade di laccioli qualunquistici. 

Anche se, potrei auto-obiettare a me stesso, cosa c’è rimasto ormai di politico in tutto ciò? Qui si tratta semplicemente di depredazione allo stato puro (o di depredazione allo Stato, pura), senza un briciolo di pudore. Di politica qui non è rimasto proprio nulla.

Evito in ogni caso di addentrarmi oltre in analisi pseudo-tecniche, che esigerebbero considerazioni di tipo sociologico, storico, e simili complessità avulse dal limitato e sintetico spazio di un articoletto di blog. Il punto sul quale vorrei riflettere è invece l’ormai stra-vomitevolmente nota festa “in costume”. A dar retta al più immediato istinto polemico, il primo desiderio incontenibile che mi sale su per la gola sarebbe quello di poter vedere tutti gli invitati a quella geniale messa in scena, presi in blocco e consegnati (non dico per molto, al massimo un’oretta) nelle mani dei minatori del Sulcis Iglesiente. Tuttavia, come accennavo, a malincuore ho deciso di accantonare la strada maestra della grande affabulazione da Bar Centrale, e dunque di cruente risoluzioni della faccenda, ahimè, non ne posso parlare.

Oltre a poter ammirare le fantasmagoriche foto dell’eruditissimo convivio, sui giornali si leggono ora le abbozzate spiegazioni di chi organizzò quella presunta serata di divertimento. «…Una goliardata: non siate puritani…» leggo testualmente da un titolo del “Corriere della Sera”. 

Tutto, nelle nostre vite, presenta anche un riflesso estetico. Anzi, spesso la scelta estetica, intesa come motivazione esistenziale mossa prevalentemente dagli affetti e da tutte quelle componenti meno razionali che albergano nel nostro animo, finisce per diventare la molla preponderante a guida del nostro agire. Mi domando allora: cosa può nascondersi di minimamente buono dentro menti in grado di concepire una bruttura estetica simile? Si badi bene: qualcosa di minimamente buono non in senso generico, ma qualcosa di buono da poter essere trasmesso alla comunità. Dato che, d’accordo, si sarà pur trattato di una festa privata in quel contesto, ma organizzata per festeggiare una vittoria politica, quindi una importante componente di dimensione pubblica, volente o nolente, era contemplata.

Una goliardata non si nega a nessuno, per amor del cielo. Forse non si direbbe dalle cose che scrivo, ma pure il vecchio Gillipixel, non crediate, in passato non è che abbia sempre disdegnato ogni occasione di bagordi. Divertirsi è un diritto sacrosanto, che ognuno si può gestire come meglio crede, sempre nei limiti del rispetto della libertà e della incolumità altrui.

Questa però non era una goliardata qualunque. Ed è già solo nell’idea di festeggiare un’elezione politica con una goliardata, che si nasconde qualcosa di estremamente distorto. E’ questo il punto nodale della questione, il passaggio “concettuale” che forse inquieta in misura ancor maggiore della crassa manipolazione di una pseudo-cultura classica, acquisita più dalla visione dei film di Maciste, e di Franco e Ciccio (con tutto rispetto per i grandi comici siciliani), che non sui banchi di scuola.

Non si riuscirebbe a dire poi, riguardo alla giustificazione da parte degli sgangherati festaioli di non aver utilizzato soldi pubblici per pagare la bisboccia, se si tratti più di un’attenuante o di un’aggravante. Intendiamoci, dal punto di vista della contabilità spicciola, è assolutamente meglio così. Ma viene da pensare: sbattere via in quel modo bislacco i soldi, per tuoi che siano, non è che si possa definire esattamente una strategia da gran volpone nell'ovile. Se trattano con simile idiozia i soldi propri, c'è da figurarsi quanti scrupoli si saranno fatti in seguito con quelli degli altri.

Ci sono poi ulteriori spunti di riflessione sconsolata derivanti da questa vicenda. Sono connessi ad un certo mio sentirmi romano per “affettività onoraria”. A Roma ci sono stato non tantissime volte, in fin dei conti. Ma sono bastate per farmici affezionare nel profondo. Nel mio campagnolismo inveterato, non so se ci vivrei. Ma adorarla, quello sì. Roma mi piace per il suo spirito e per la sua storia, non solo antica, ma di tutte le sue epoche di maggiore o minore fulgore: dai secoli lontani della Lupa allattante, sino al Neorealismo; da Giulio Cesare ad Alberto Sordi, passando per il Barocco berniniano. Dal fascino di Roma non puoi fare a meno di lasciarti avvolgere. Roma è bellezza che attraversa i tempi, e trasversalmente a tutti i propri “gradi umani”: è ricca nei suoi aspetti popolareschi, così come la è quando si esprime attraverso quei picchi inimitabili di artisticità aulica di cui è capace. 

Dunque, al di là di tutto lo squallore “anti-politico” che esprimono, questi tristi rappresentanti di un trito e ritrito yuppismo fuori tempo massimo offendono innanzitutto la bellezza più vera di Roma. Rendendosi autori di una vera e propria caricatura del nulla con quella festa, soprattutto perché, come ho detto, imprescindibile da riferimenti ad un certo grado di coinvolgimento della collettività medesima, si sono macchiati in primo luogo di “lesa maestà estetica”. L'idea che l'energia più profonda di una grande città, ossia la sua carica ineguagliabile di bellezza culturale, possa essere stata “violentata” dall'alterigia di uno stonatissimo senso del ridicolo: questo è l'aspetto più offensivo di tutta la faccenda, a mio avviso.

La cultura e la bellezza hanno tuttavia una carica vitale che travalica le più infime insidie. Come consolazione sembrerà minima, ma ritengo sia fondamentale. Cultura e bellezza potranno patire momenti di sofferenza come questi, ma alla fine prevarranno con il loro fulgore, s'imporranno con la propria forza, al di sopra di ogni genere di squallore, lasciando i miseri a grufolare nel fango della propria insipienza, e concedendo ai più sensibili il privilegio di godere di tesori di “preziosità umana” simili a quello contenuto nel fantastico brano musicale che abbino oggi a questo articoletto.


2 commenti:

Marisa ha detto...

Sono così stanca dello scempio che i politici stanno facendo del nostro paese che ho cominciato a non seguire più le notizie politiche.
Non mi sono interessata nemmeno della festa di quei delinquenti,
perchè saperlo non è che mi fa cambiare idea su di loro, ce l'avevo già da prima quella idea.
Molti anni fa, mio cognato, segretario comunale oggi in pensione, mi parlava disgustato delle cose che le varie giunte comunali cercavano di fargli sottoscrivere, appalti truccati, favori illegali ecc.
Lui si è sempre rifiutato di apporre la sua firma sui documenti (all'epoca il segretario comunale era un funzionario che rappresentava la legge, ora non è più così) e per questo era in contrasto con tutti i sindaci con cui ha dovuto lavorare.
Insomma lui mi diceva che "se vuoi fare il politico devi essere corrotto e corruttibile".
Il mal costume è oramai entrato nel nostro quotidiano e la legalità non ha più nessun valore per la maggior parte degli italiani.
Che tristezza!

Gillipixel ha detto...

@->Marisa: purtroppo la tua analisi è perfetta, precisa al millimetro, cara Mari...è tutto molto sconsolante, però è su persone come tuo cognato che dobbiamo riporre le nostre residue speranze....ancora per fortuna esistono, io ne conosco alcune...lo so, la cancrena dell'illegalità è talmente diffusa e radicata da lasciare sgomenti...

Come dico spesso, quello che può fare ciascuno nel suo piccolo di cittadino privato è cercare di portare il suo piccolo briciolo di senso civico...potrà sembrare una chimera, ma sono convinto che tanti piccoli gesti riescono a divenire una valanga virtuosa, a volte...

Grazie per il tuo racconto, Mari...

Bacini a valanga :-)