sabato 11 gennaio 2014

Le muse di Kika van per pensieri: Jean-Honoré Fragonard (1732-1806)

Cari amici viandanti per pensieri, oggi inauguro una rubrichetta in collaborazione con il blog amico «Le muse di Kika». Il rimando aggiornato a questo simpatico blog, lo trovate già da un po' di tempo nel mio blogroll.

Simpatico il blog, simpatica la sua autrice, Kika naturalmente. «Le muse di Kika» (che vi invito ovviamente a visitare) è un piacevole spazio dedicato fondamentalmente alla moda, che con intelligenza e divertimento Kika “contamina” di volta in volta con il discorso del cinema, della letteratura, ma anche e soprattutto, con quello dell'arte.

Il “gioco” che più di tutti mi ha affascinato fin dalle prime visite a «Le muse di Kika», è proprio quello imbastito a partire dallo spunto artistico. Nella sua rubrica del venerdì, Kika sceglie ogni volta un quadro di un autore famoso, e propone poi una serie di foto di accessori d'abbigliamento in sintonia con gli abiti indossati, in genere, dalla protagonista del dipinto in questione. Ho trovato incantevole questo tipo di operazione estetica, perché mette in moto varie componenti: ci vuole occhio, sensibilità formale, capacità di lettura e di reinterpretazione. Perché lo scopo non è tanto di ritrovare pari pari gli stessi capi indossati dal personaggio ritratto (in molti casi, soprattutto per i soggetti storici, sarebbe un compito forzato e quasi impossibile), ma piuttosto consiste nell'andare a scovare componenti moderni di vestiario, che “concordino esteticamente” con quelli proposti dal pittore. Forse la mia spiegazione è un po' fumosa, ma per capire al volo la cosa, basta dare un'occhiata ad alcuni degli appuntamenti del venerdì di Kika.

Con “dipietrificata” titubanza, a questo punto ci si domanderà: ma che c'azzecca un Gillipixel con la moda? Cosa c'entra con la classe e l'eleganza, un tizio che lungo l'anno alterna sempre le stesse due paia di braghe, e completa il proprio “guarda-che-roba”, con un paio di scarpe per l'inverno e uno di sandali per la stagione calda? Ve lo spiego subito.

Commentando appunto diverse volte la rubrica del venerdì di Kika, mi è venuta l'idea di partecipare in qualche modo al suo gioco. Mi sono accorto che, oltre alle analogie con il vestiario, si potevano intessere anche piacevoli similitudini con i volti dei personaggi presenti nei dipinti. Capita che i loro lineamenti suggeriscano affinità coi tratti somatici di personaggi famosi della nostra attualità, o per lo meno del '900. E così, proponendo varie volte alcune curiose somiglianze, è andata a finire che Kika stessa mi ha suggerito: ma perché non ricaviamo da questo gioco una rubrica incrociata fra i nostri blog?

Detto, fatto.

Ed ecco spiegata la genesi della presente rubrichetta, che in ragione di tutti i motivi esposti, ho deciso di intitolare «Le muse di Kika van per pensieri». Dopo ogni pubblicazione del venerdì di Kika, proverò a confrontarmi con la sua scelta della settimana, proponendo un abbinamento con un volto celebre. Avendo ormai tentanto questo tipo di associazione alcune volte, so già che non è sempre così semplice. A volte la somiglianza che riesco a scovare è molto vaga, suggerisce in qualche modo il “tipo somatico”, lo rievoca alla lontana, più che ricalcarlo fedelmente. Non sono nemmeno certo di riuscire ogni volta, ma il bello del gioco consisterà proprio in questa piccola sfida settimanalmente rinnovata.

Si comincia con un quadro di un autore che, pur essendomi molto simpatico, non si può dire abbia lasciato un'impronta tra le più fondamentali, lungo il cammino della secolare storia dell'arte: Jean-Honoré Fragonard (Grasse 1732 - Parigi 1806). Volendo suddividere la grande famiglia degli artisti nelle due sottoclassi degli “antesignani” e dei “testimoni”, Fragonard rientra sicuramente in questo secondo gruppo. Questo pittore del settecento francese ha giocato più che altro un ruolo di “narratore” della propria epoca, ma modesti sono stati i suoi apporti all'evoluzione del discorso artistico, inteso nell'ordine delle sue più alte implicazioni filosofico-estetiche-linguistiche.

Detto questo tuttavia, Fragonard occupa a suo modo un posto significativo nel grande collage della storia dell'arte. La sua leggerezza, le sue tematiche spesso scanzonate e frivole, riportano al meglio le atmosfere di un certo periodo storico. Buona parte della produzione di Fragonard è dedicata al mondo del libertinismo e della sensualità tipicamente settecenteschi. Suoi “marchi di fabbrica” sono diventate le donnine in vesti succinte, le curve paffute e spesso scoperte dei corpi femminei, le circostanze piccanti delle scene ritratte, la complicità sensuale, il velato intrigo erotico. I quadri di Fragonard rievocano atmosfere mozartiane, s'intrecciano a riverberi di “relazioni pericolose”, richiamano echi di un Capitan Fracassa in salsa maliziosa. Fragonard ha celebrato un modo d'intendere la vita attraverso il filtro di una certa sensualità gioiosa, sullo sfondo della quale noi posteri tuttavia non possiamo fare a meno di intravedere le lunghe ombre dei drammatici rivolgimenti storici che si succederanno di lì a pochi anni, destinati a cancellare le tante illusioni di un'epoca fondata anche su una profonda ingiustizia sociale e sul privilegio.
  

Mi è piaciuta dunque la scelta artistica di Kika per l'occasione, focalizzata in particolare sull'opera intitolata «I felici casi dell'altalena». Gli ingredienti “alla Fragonard” ci sono tutti: la donzella bricconcella che sfrutta il moto dell'altalena per arditi disvelamenti; il gentiluomo “guardoncello” appostato in posizione strategica; la scarpetta birichina lasciata partire in aria, come un apostrofo rosa messo fra le parole “a-stanotte-nel-mio-letto-non-tardare”.

In tutto questo stuzzicante scenario, passo allora a suggerire la mia somiglianza col viso della donzella in altalena. Riporto prima un dettaglio per meglio apprezzare i lineamenti del volto dipinto.

Ed ecco il personaggio famoso dei giorni nostri, che a mio parere presenta discrete affinità di tratti col volto femminile protagonista dell'opera di Fragonard.


Per chi non l'avesse riconosciuta, è Chelsea Clinton, la ex “first daughter” a stelle e strisce. Come dicevo già, non è propriamente una somiglianza precisa e spiaccicata. Si tratta invece più di un “riverbero somatico”, è un suggerire per componenti estetiche che si pongono fra di loro in risonanza, sulla base di un “minimo comun denominatore fisiognomico”. Tra l'altro, lo scopo principale di questo gioco, così come lo intendo io, risiederà non tanto nel risultato, ma nel divertimento connesso alla ricerca, e nella soddisfazione legata allo stupore del momento in cui coglierò una somiglianza anche pur minima, ma in qualche modo rivelatrice. E vi posso assicurare che andare a stanare Chelsea in quest'opera di Fragonard è stato molto divertente.

Con questo per oggi vi saluto, ringrazio tanto Kika per la bellissima idea che ha avuto e vi do appuntamento alle prossime puntate di questa rubrichetta gemellata. 


2 commenti:

Kika ha detto...

Chelsea Clinton, ma chi l'avrebbe mai detto!! Ma come hai fatto a scovarla?? Il tuo post è fantastico, oltre al gioco di interpretazione visiva/fisiognomica hai anche approfondito il profilo del pittore, bravo! Inserisco il link al tuo post, sia nel testo che in un commento (così i miei lettori che fossero già passati verranno aggiornati in tempo reale).
Sono proprio contenta che abbiamo iniziato questa artistica collaborazione :) Contenta anche di come hai parlato del mio blog, grazie mille, ne sono onorata... o meglio... Honoré(e) ;)

Gillipixel ha detto...

@->Kika: eheehehehe, grazie Kika :-) Forte!!! Sono contento anche io di aver fatto una cosa che ti è piaciuta...qualche parola sul pittore conto di dirla sempre, quando sarò in grado, per me è una parte divertente anche questa...grazie a te per le tue belle parole, sì, vero, è un esperimento interessante ed appassionante...spero di essere all'altezza delle sfide che mi proporrai anche prossimamente :-)

Il tuo blog merita le cose che ho scritto, è originale e delizioso :-) grazie ancora a te :-)

A presto...

Bacini saint-honoré :-)