venerdì 14 febbraio 2014

Le muse di Kika van per pensieri: Carolus-Duran (1837-1917)


Stavolta Kika mi ha messo veramente nelle peste... :-)
Per il suo appuntamento settimanale con moda ed arte, mi è andata a pescare un autore iper-minoritario, e per di più, fra le sue opere, ha scelto un dipinto nel quale i volti dei protagonisti quasi non si vedono.

Ma niente paura, le sfide della rubrichetta “Le muse di Kika van per pensieri” risultano ancora più belle, proprio quando si presentano particolarmente sottili ed evanescenti. E poi, nella scelta dell'opera in questione, c'è un motivo ben preciso: Kika ha voluto omaggiare la festa degli innamorati, San Valentino, con l'atto che agli innamorati più si addice. Ma no, ma cosa andate pensando?!?!?!...ehm, no...stiamo parlando di un qualcosa che viene “prima” di “quella cosa là”...

Insomma, per farla breve, il quadro di oggi ha due protagonisti, ma di fatto il soggetto centrale è come se fosse unico. Si tratta di un bacio. E proprio così s'intitola: «Il Bacio», realizzato nel 1868 da Carolus-Duran. E chi era mai costui, si domanderanno i miei 7 lettori? Vi confesso che prima di oggi avevo sentito parlare al massimo di Roberto Duran, però col piccolo dettaglio che si tratta di un pugile, il leggendario “manos de piedra” diverse campione mondiale dei pesi medi e leggeri.

Invece grazie a Kika, faccio la conoscenza anche di questo artista minore francese. Il suo vero nome era Charles Émile Auguste Durand, ed era nato a Lilla, il 4 luglio del 1837. Carolus-Duran è lo pseudonimo che si scelse. La sua notorietà è roba per addetti ai lavori, ma scorrendo la sua biografia scopriamo che nel corso della sua vita operò in misura veramente proficua per la causa dell'arte. Oltre che per la sua attività pittorica diretta, si distinse infatti anche come direttore dell'Accademia di Francia a Roma, ruolo che rivestì dal 1904 al 1913. Fu inoltre tra i fondatori della Société Nationale des Beaux-Arts e nel 1904 venne eletto membro dell'Académie des Beaux-Arts.

Cosa dire di più, entrando nel merito dell'opera di questo artista? Possiamo senz'altro annoverare Carolus-Duran nella schiera dei “testimoni” dell'arte, ma non in quella dei “precursori”. La sua poetica si rifà a due grandi modelli e, pur realizzando opere di discreto interesse, non si distinse mai per un proprio “discorso” innovativo originale. I suoi punti di riferimento furono il grandissimo spagnolo Diego Velásquez (Siviglia, 1599 – Madrid, 1660) ed il connazionale Gustave Courbet (Ornans, 1819 – La Tour-de-Peilz, Vevey, 1877). Nel dipinto «Il Bacio», evidente è il tributo che Carolus-Duran paga proprio nei confronti del maestro Courbet. Basta confrontare uno dei più celebri dipinti di quest'ultimo, «Les demoiselles des bords de la Seine» (del 1857), con «Il Bacio» in questione, per notare una fortissima “parentela stilistica”.

«Les demoiselles des bords de la Seine»
Gustave Courbet  (1857)

Vale dunque la pena di spendere due parole su Courbet, se vogliamo capire qualcosa anche di Carolus-Duran.

Per dirla in maniera un po' grezza, Courbet può essere considerato l'apripista degli impressionisti. Introducendo un suo nuovo punto di vista “realistico” sul mondo, si prefisse di spazzare via tutte le sovrastrutture romantiche. A tal proposito, chiamo in soccorso come di consueto la mia imprescindibile guida, Giulio Carlo Argan: «...Courbet non idealizza né le figure né il paesaggio... […]...Tutto ciò che si riteneva a priori poetico è ripudiato: il bello, il grazioso, il sentimento della natura. Courbet vuole vedere la realtà com'è, né bella né brutta: per arrivarci, non avendo altra strada, butta via tutti gli schemi, i pregiudizi, le convenzioni, le inclinazioni del gusto. Per toccar con mano la verità elimina la menzogna, l'illusione, la fantasia. Tale è il suo realismo, principio morale prima che estetico: non culto dell'amore, ma pura e semplice constatazione del vero...[...]...Manet e gli impressionisti cercheranno di fissare l'autenticità del reale nell'assoluta purezza della sensazione visiva; apriranno tutta una nuova ricerca fondata sulla percezione. Courbet fa opera di rottura: smantellando tutte le concezioni a priori della realtà, sostenendo la necessità dell'affronto diretto e impregiudicato del reale con tutte le sue contraddizioni, pone le premesse etiche senza le quali la ricerca conoscitiva di Manet e degli impressionisti non sarebbe stata possibile...[...]...La realtà è complessa, qualche volta confusa: bisogna prenderla com'è...».

Sulla scia di questo “manifesto poetico”, va dunque inquadrata anche la ricerca artistica di Carolus-Duran, sempre tenendo conto di tutte le distinzioni e delle proporzioni in gioco, fra le grandezze dei due autori. Per completare le informazioni, possiamo ricordare che l'opera «Il Bacio» è conservata al museo della città natale dell'artista, il “Palais des Beaux-Arts” di Lilla. Carolus-Duran morì a Parigi il 17 febbraio 1917.


E veniamo anche oggi alla parte che mi compete, ossia la ricerca di un volto celebre della modernità, da abbinare a quello della protagonista del dipinto. Dopo essere passati dal blog di Kika, per scoprire le sue sempre brillanti interpretazioni del quadro dal punto di vista dell'abbigliamento dei soggetti ritratti, state a guardare cosa, un po' meno brillantemente, vi propongo stavolta io. La sfida era davvero ostica, e tuttavia, il fatto di aver a che fare con un volto semi-nascosto, forse mi è stato più di aiuto che non d'intralcio. La butto lì, sicuro di essere “Johnny-Stecchinizzato” più che mai...ecco il volto che ho scelto:



L'avrete riconosciuta, si tratta di Joan Crawford (San Antonio, 23 marzo 1905 – New York, 10 maggio 1977), diva hollywoodiana con la “woo” maiuscola, all'epoca d'oro del grande cinema americano.


 Uhm...no, eh? Cosa dite? Mi concedete uno straccio di somiglianza al massimo al massimo per le sopracciglia e niente di più? Come darvi torto...per stavolta sono più che d'accordo con voi, ma almeno posso dire di non aver rinunciato alla sfida. Data la particolarità del dipinto di oggi, diciamo che il volto scelto è quello da me immaginato per la protagonista, una donna volitiva, dalle passioni intense, come sicuramente fu Joan Crawford sullo schermo, e dal poco che ne so, anche nella vita.

E con questo, cari amici, per oggi vi saluto, rimandandovi alla prossima puntata della rubrichetta “Le muse di Kika van per pensieri”, nella quale spero di fare una migliore figura...



2 commenti:

Kika ha detto...

Ciao, scusa se arrivo solo ora a commentare il post, gli avevo già dato una scorsa appena uscito ma ora l'ho riletto con calma. Stavolta non era per niente facile, ma vedo che sei riuscito benissimo nell'impresa! E poi nell'articolo hai approfondito il discorso dell'ispirazione a Courbet, cosa cui io non avevo neppure fatto cenno: per vie telepatiche a noi sconosciute riusciamo sempre a creare due post assolutamente non ripetitivi, buon per noi e per i nostri lettori ;)

Gillipixel ha detto...

@->Kika: ciao Kika :-)..figurati, non preoccuparti per i tempi, non sempre si riesce a trovare un momento, lo so... :-) grazie, ad ogni modo, sei sempre carina...

Ecco, dai, diciamo che stavolta la mia ricerca della somiglianza era un po' così, come dire...paracool :-)...ma è vero, alla fine ci siamo compensati bene e l'insieme dei nostri due interventi è risultato piacevole e di ampio respiro culturale :-)

Questa nostra collaborazione mi piace sempre più :-) e come dicevo, è ancora più bello quando mi proproni sfide impegnative :-)

A presto...ad una nuova sfida :-)

Aaahhh...una cosetta: hai visto che su Rai5, la domenica sera, è iniziata una serie di documentari dedicati all'impressionismo? Ho dato un'occhiata alla prima puntata, domenica scorsa...non è male...certo, non approfondisce molto, ma si vede volentieri :-)

Tra le altre cose, hanno fatto passare un elenco di nomi di esponenti del gruppo, e fra questi c'era pure Braquemonde...e ho pensato: "...veh, grazie alla Kika so un po' chi è anche lui..." :-)

Bacini impressionisti :-)