venerdì 12 dicembre 2014

Le muse di Kika van per pensieri: Aleksei Mikhailovich Korin (1865-1923)

Oggi, puntata alquanto “minimale” della rubrichetta “Le muse di Kika van pensieri”. Kika ha infatti scelto un dipinto realizzato nel 1910 da un artista russo assai poco noto, Aleksei Mikhailovich Korin (1865–1923), intitolato “L’albero di Natale”.

Dire che sul web si trovano poche notizie di questo autore, significa rifugiarsi fra le braccia di un eufemismo sfacciato. Si fa prima a dire che non si trova nulla. Anche le immagini relative sono poche e per lo più di piccole dimensioni. Ma un audace detective fisiognomico non si lascia (o quasi) scoraggiare da simili inezie, per cui cercherò anche stavolta di dire due parole e di proporvi alcune somiglianze, seppur stiracchiando un po’ per i capelli sia l’una che l’altra cosa.

Ho osservato a lungo la nostra opera odierna, soprattutto per cercare di carpire un minimo di informazioni somatiche dal viso della donna ritratta, così succintamente delineato. Devo ammettere che in un primo momento non mi ha esaltato tanto, come dipinto. La fattura mi è parsa un po’ grossolana, anche se mi rendevo conto che si trattava di un giudizio sommario e frettoloso. Non mi riusciva di trovare uno spunto di interesse decisivo, se non nel modo “magmatico” con cui l’uso del colore è giostrato sulla tela. Nell’immediato, è stato proprio questo, l’unico aspetto che mi colpiva: come le macchie di colore sono trattate, quasi fossero ondate di un flusso composto da un materiale visivo indefinito. Per affinità compositive, la cosa mi ha suggerito alcuni vaghi agganci all’opera di Edvard Munch. Tuttavia, non mi sembrava sufficiente per cogliere qualcosa di essenziale in questo pittore russo.

Ma c’è una cosa che imparo sempre meglio, affrontando di volta in volta questi quadri proposti da Kika: per ben osservare un’opera servono pazienza, tempo e anche parecchia umiltà. Dietro ad ogni quadro, c’è la volontà di una persona (l’artista che lo ha dipinto) di trasporre un qualcosa della propria interiorità sul supporto pittorico scelto. Di fronte ad ogni quadro (di qualsiasi livello qualitativo esso sia), ci deve essere un individuo ricettivo, in ascolto, disposto a lasciar dire all’opera tutto ciò che essa ha da dire, senza interporre pregiudizialità e interferenze preconfezionate. 

In questo caso, il quid decisivo per poter cogliere qualcosa di più qualificante riguardo alla creatività di Aleksei Mikhailovich Korin, mi è scattato guardando le poche altre sue opere che sono riuscito a ritrovare in rete. Le riporto di seguito, scusandomi per le ridotte dimensioni:





Questi altri quadri, non solo mi hanno fatto rivalutare “L’albero di Natale”, ma mi hanno anche fatto cogliere un tratto assai pregevole di questo autore: la resa della luce. Ora, l’impressione in merito di un tizio (e sarei io) che al massimo si spinge ogni tanto a fare un giro a piedi sull’argine, potrà sembrare poco degna di credibilità. Ma se si trascura questo dettaglio, ecco a mio parere l’aspetto più pregevole che si può assaporare nelle opere di Aleksei Mikhailovich Korin: esse sono immerse in una luce inequivocabilmente “russa”. O meglio, sempre rimanendo consapevole dei limitati miei orizzonti abbracciabili dalla modesta cima di un argine padano, questa è la luce russa per come l’ho sempre immaginata e “sentita vibrare”, leggendo i capolavori senza tempo dei grandi maestri della letteratura di quell’immenso paese. 

E’ la luce di “Guerra e pace”, dei “Fratelli Karamzov”, di “Oblomov”, dei racconti di Gogol' e di Leskov. E l’impressione si è rivelata “retroattiva” anche verso il quadro dapprima osservato soltanto con sufficienza. Se una qualche preziosità ulteriore si può rilevare in questo delicato interno casalingo ritratto nell’opera “L’albero di Natale”, è esattamente questa sua luminosità russa, o potremmo anche dire, questa sua “russità luminosa”. E se qualcosa di Munch è pur presente nel modo di trattare le macchie di colore, qui tuttavia la scelta tecnica non è tesa a rendere atmosfere drammatiche e soffocanti, bensì a creare un clima di vastità interiore e di quasi magica impalpabilità d’animo.
Per gli evidenti motivi già sottolineati, oltremodo ostica si è dimostrata l’indagine fisiognomica relativa a questo dipinto. Ma non ho voluto rinunciare alla sfida, e qualche risultato l’ho portato a casa, seppur con tutti i limiti e le nebulosità del caso.

Iniziamo col primo volto, che sarà senz’altro una sorpresa:



Abbiamo qui niente meno che Miley Cyrus: chi avrebbe mai pensato di vederla sbucar fuori da un dipinto russo del 1910! Come personaggio, non ha certo bisogno di presentazioni: è la ragazzina terribile sfornata dallo star-systemificio disneyano, negli ultimi tempi forse un po’ incerta riguardo al verso da far prendere alla propria carriera. Dopo l’esordio nei panni di Hanna Montana, le deve infatti esser giunta l’eco di una vetusta pubblicità italica di carne in scatola (“…laggiù nel Montana, tra mandrie e cowboy…”) e facendo qualche confusione, ha forse pensato bene di impersonare il ruolo di “allegra frisona” dello spettacolo. Ma queste sono solo malignità che girano nel pettegolissimo ambiente di noi detective fisiognomici (in realtà è tutta invidia: ad avercene, di simili “pezzate”!). Ah...come sono cambiate le cose dai tempi di Clarabella (...non fateci caso, è sempre e solo invidia di detective...).

Dopo il faceto intermezzo, vi propino il secondo, più improbabile volto:


Si tratta di Elisabetta Ferracini, conduttrice tv nota anche in quanto figlia di cotanta mamma, ovverossia la Mara Venier nazional-popolare.

Chiudo infine con una somiglianza ancor più vaga, ma alla quale non ho voluto ad ogni modo rinunciare, perché come spesso capita, non è ciascun volto trovato che conta, ma un po’ l’insieme ideale di tutti e tre, ad avvicinarsi ad una qualche analogia col viso del dipinto:

Anche qui abbiamo un personaggio notissimo, in quanto più che mai alla ribalta delle cronache in questi giorni: è la nostra valorosa cosmonauta Samantha Cristoforetti, attualmente impegnata in una importante missione spaziale in orbita sopra le teste di tutti noi.

E così si conclude anche questa puntata della rubrichetta “Le muse di Kika van pensieri”. Stavolta la sfida è stata difficile su vari fronti, ma l’importante è aver combinato qualcosa. Ed ora tutti da Kika, per scoprire quali magie modiaol-natalizie al sapor di Russia è riuscita ad escogitare in questo caso.

4 commenti:

Vanessa Valentine ha detto...

Allegra frisona....ahahahhhh!
Mitico Gilli..la desnuda ex piccina che ondeggia sulla pallocchia di "Wrecking ball" ha funestato la mia gita di classe in primavera. .li ho obbligati a tradurre tutta la canzone!
Autore notevole.
;) Bravo, ma che lo dico affa'. ;)

Gillipixel ha detto...

@->Vale: ahahahahha :-) ho giocato un po' a fare il bacchettone, Vale :-) ma mentre scrivevo, pensavo al fatto che ogni epoca ha avuto la sua frisona, adorata dai ragazzini :-) e fustigata dai matusa :-) vorrà dire che ho messo abbondantemente piede nel territorio dei matusa :-)

Non avevo mai sentito una canzone di Miley, ma ho avuto una conferma ai miei sospetti con questo video: è una vera e propria bomba ormonale costruita in laboratorio e scagliata nel bel mezzo dell'orda brufoleggiante :-)

Questo autore ci ha dato parecchio filo da torcere :-) ma alla fine si è rivelato interessante...

Grazie, Vale :-)

Bacini frisoni :-)

Kika ha detto...

La luminosità russa, ecco, ottima definizione per quel quid indefinibile! Non avevo pensato al fatto che potesse essere una caratteristica stilistica appunto russa, ma ora che mi hai... illuminato ;)... mi viene in mente che l'uso delle luci (colori come luci) l'avevo notato in quest'opera di Kandinsky:
http://lemusedikika.blogspot.it/2014/10/una-fiaba-dautunno-firmata-kandinsky.html

(era quella volta che la tua rubrica era saltata)

Dei tre volti sai che a me il più somigliante appare quello della Cristoforetti? Forse più che per lineamenti è per quell'espressione dolce ed entusiasta che caratterizza entrambe... anche se la nostra astronauta emana più forza. È proprio come dici, la pura somiglianza fisica conta fino a un certo punto. Miley Cirus nell'ultima foto ci assomiglia parecchio, ma come personaggio pubblico mi trasmette sensazioni troppo distanti dalla dolcezza della fanciulla alle prese col Natale 1910... forse la "frisona" vedrei meglio come guest star in "Natale 2014" inteso come ennesimo cinepanettone ;)

Gillipixel ha detto...

@->Kika: perfetto il quadro di Kandinsky, Kika, ottima segnalazione, non mi era venuto in mente...di sicuro è una bella prova di come anche l'arte moderna è sempre in continuità con tutto ciò che l'ha preceduta, anche se spesso ce ne dimentichiamo o all'apparenza non ce ne accorgiamo più di tanto...

Volendo fare un po' un discorso da "Bar del pittore" :-) si può dire che l'arte ha sempre ricercato le stesse cose, solo che poi le ha espresse in forme diverse nelle varie epoche...

Un'altra cosa che no ho detto (mi sembrava implicita): chissà quanti altri artisti russi hanno saputo cogliere questa luminosità così peculiare della loro terra, magari in maniera molto più efficace e raffinata di Korin...ma noi di questo parlavamo :-) e quindi va bene così...

E' vero il tuo appunto sulle somiglianze...se dobbiamo pensare ai caratteri delle tre donne che ho indicato, la nostra brava cosmonauta è la più somigliante...non ce la vedo proprio la Miley a mettere le palle all'albero :-) e non mi dilungo su facili battute riguardo alle preferenze pallifere della simpatica "pezzata", che rischierei di scadere nel volgare :-)

Come sempre, trovare una somiglianza proprio spiaccicata è quasi impossibile...ma il bello del gioco e indicare dei volti, che messi idealmente assieme, creino una sorta di minimo comun denominatore con il volto del ritratto...questo sì, è un gioco molto stimolante e interessante :-)

Ciao Kika :-)

Bacini sotto l'albero :-)