venerdì 4 settembre 2015

Fare falle fra i folli

Non si direbbe, ma la mia terra (ossia quel brandello di piana appeso al Grande Fiume come i panni al filo da stendere) ha anche le sue cose belle. Il fatto è che questa bellezza gliela devi sempre tirare fuori un po’ con le pinze. Non si nota molto. Si nasconde a volte in particolari da soppesare con pazienza. Altrimenti ci si limiterebbe a dire che è soltanto un postaccio afoso, pieno di zanzare e gente suonata. E chi s’è visto s’è visto.


Non so se c’erano anche negli anni passati o se sono frutto delle particolari congiunture climatiche di stagione. Di fatto, nel mio microclima esistenziale targato 2015, questa è stata l’estate delle farfalline blu. Sono minuscole e guizzano di gran lena. Si posano su fiori, foglioline e steli d’erba, in statici stormi cospicui. Da ferme sembrano piccoli insospettabili petali bianchi dall’elegante disegno perimetrale. Ma a passarci in mezzo, si sparigliano in gran voli coriandoleschi di blu, e prendono a carezzarti le gambe col loro sfolgorio vellutato. Immaginate di camminare in un prato fiorito, quando di colpo, al vostro passaggio, i fiori esplodono giocosi in aria, fra i vostri piedi. L’impressione è quella.

Mai avrei pensato di poterle fermare in foto, sono troppo svelte. E invece, forse anche complice l’inoltrarsi della stagione che ne affievolisce la vivacità, ho notato in questi giorni una loro propensione a indugiare con più pigro relax. Così, sono riuscito a coglierle con alcuni scatti. Persino nella insperata e rara posa ad ali spiegate. Si capisce infatti che sono blu soprattutto quando volano. In postazione statica invece, di solito stanno con le ali compostamente richiuse. Ma si vede che sono proprio rilassate, adesso, e si concedono anche di stare un po’ stravaccate, senza peraltro perdere mai un grammo della loro infinita eleganza.

Rivedendomi poi le foto, la mia meraviglia è raddoppiata, perché si notano dettagli difficilmente ammirabili sul momento. Chiamare blu il loro blu, è infatti alquanto approssimativo. Non lo si saprebbe definire: è un vellutino che sfuma tra il grigio-viola e il celeste cinerino. Altrettanto spettacolare il lato esterno della loro stupenda livrea double-fas. Vista di profilo, tra l’altro, si nota anche la grazia delle minuscole antenne, col commovente dettaglio della loro microscopica zebratura.

Ora mi manca solo di scoprire il loro nome. Ma forse è un dettaglio che, per un campagnolo sgangherato come me, conta meno. L’importante è che sappiate questa cosa: se vi capiterà d’incontrare un tizio delle mie parti, brutto e introverso al mio pari, sappiate che con tanta pazienza e attenzione, scavando piano piano, ci si potrà trovare dentro anche qualcosa di bello.

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