venerdì 23 ottobre 2015

Le muse di Kika van per pensieri: Filippo Carcano (1840-1914)


Le muse di Kika van per pensieri oggi sulla scia di un artista che potremmo definire, mutuando un po’ maldestramente una tipica espressione musicologica, “minore ma non troppo”. Per assecondare la propria ispirazione autunnal-modaiola, Kika ha infatti scelto un’opera realizzata nel 1873 da Filippo Carcano (Milano, 1840 – 1914), intitolata “Il poeta”.

Filippo Carcano è classificabile grosso modo nel novero dei cosiddetti pittori romantici della seconda metà dell’Ottocento, in particolare di quelli operanti nell’area milanese e lombarda, fra i quali spiccano in particolar modo i più noti Gaetano Previati (1852-1920), Giovanni Segantini (1858-1899), Victor Grubicy (185-1920), Giuseppe Pellizza da Volpedo (1867-1907).

Ogni volta che per la presente rubrichetta ho dovuto scrivere a riguardi di simili autori che non godono di una fama poi così eclatante, mi è sempre venuta spontanea una domanda. Come mai, a tali pittori, che pur sono in grado di suscitare emozione, stupore, vibrazione (e talvolta anche a livelli notevoli), vengono riservate di solito soltanto due righe scarse di menzione sui testi di storia dell’arte, e sono tenuti dai critici in così marginale considerazione?

Per rimanere giusto al nostro esempio di oggi, è innegabile che un quadro come “Il poeta” di Carcano “ci smuova dentro” qualcosa, ci “commuova”, nel senso di attirarci in un qualche tipo di coinvolgimento interiore più o meno profondo. 

E allora, riprendendo e riformulando in altri termini il quesito sopra menzionato, ci accorgiamo che esso contiene un altrettanto basilare interrogativo: i criteri di giudizio e di bellezza sono dettati dai critici, oppure fanno parte del diritto di ciascuno di esprimersi in autonomia secondo il proprio individuale sentire?

Ovviamente la risposta a questi dubbi non sarebbe né semplice, né breve da esporre. Un tentativo di spiegazione parziale, tuttavia, lo possiamo tentare con l’aiuto di quanto affermato da Giulio Carlo Argan, proprio a proposito del gruppo dei romantici lombardi. Il limite che Argan ravvisa nelle opere di questi autori (rispetto ai modelli maggiori francesi dell’epoca), sta nel fatto di essersi essi fermati all’adesione espressiva dettata più da una sorta di “entusiasmo tecnico”, che non da una vera e propria assimilazione e rielaborazione personale, ai fini della ricerca creativa. Il Divisionismo di Seurat  e Signac, finisce per diventare, nei tratti dei romantici lombardi, poco più di un espediente retorico, dotato di alto potenziale emotivo, questo sì, ma in grado di sfiorare soltanto, senza mai coglierla in pieno, l’essenza del significare.

Il ragionamento si fa particolarmente calzante nel caso di Carcano. Osservando anche altre sue opere, notiamo infatti una caratteristica che potrebbe far scattare la similitudine con l’arte oratoria. I suoi quadri ci espongono un discorso convincente, ma dopo averlo ascoltato, ci rendiamo conto che poco è mutato nella nostra consapevolezza interna riguardo al senso dell’esistenza e delle cose del mondo. Tra il “contenuto” di un quadro di Carcano (o di altri “minori” di pari grado), e quello dei “grandi” della storia dell’arte, passa lo stesso differenziale di valore che passa tra il concetto di “comunicazione” e quello di “trasmissione della cultura”.
L'ora del riposo durante i lavori dell'Esposizione del 1881 - Filippo Carcano (1887)

Dico questo, con tutto che adoro Segantini e da oggi anche Carcano (non lo conoscevo infatti…) e i romantici lombardi in generale. Al che viene da dire: pensa un po’ se ti avessero fatto schifo! Ma anche ciò fa parte delle complesse, multiformi e variegate questioni dell’arte.

L’indagine fisiognomica odierna si presenta con una variante. Siccome nel quadro sono ritratti due volti, ma il più definito in termini espressivi è quello del soggetto maschile, mi sono concentrato su questo. Sono riuscito a scovare tre somiglianze e mezzo. Dico così perché la quarta scaturisce da un classico abbinamento fisiognomico che scatta ormai quasi in automatico, quando si tratta di questi personaggi (capirete meglio fra poco…).

Molto avventurosa è stata la ricerca della prima similitudine. Il volto del gentiluomo di Carpano mi ricordava con insistenza quello di un attore caratterista abbastanza familiare. Il problema, con gli attori caratteristi appunto, è che si ricorda spesso giusto il loro viso, ma raramente si riesce ad associarlo al nome. Ho dovuto allora fare uno sforzo sovra-gillipixiano, per ricordare uno sceneggiato televisivo di qualche anno fa, in cui recitava un altro attore un po’ più noto, Blas Roca Rey, accanto al quale mi pareva di ricordare comparisse spesso l’interprete che stavo ricercando. 

Insomma, per farla breve, seguendo questa pista, e setacciando diversi volti di artisti presenti in quel telefilm italiano (per la cronaca si trattava di “E’ proibito ballare”, diretto nel 1989 da Pupi Avati) sono arrivato al volto che m’interessava. E ve lo presento:


Si tratta di Vincenzo Crocitti, valente attore (purtroppo scomparso pochi anni fa), perlopiù prestato al genere della commedia nel cinema e nel teatro, ma che si è distinto in esordio di carriera per un ruolo drammatico nel film di Alberto Sordi “Un borghese piccolo piccolo” (1977), che gli valse il David di Donatello e il Nastro d’argento come miglior attore esordiente.

Sempre dal mondo del cinema, ho pescato la seconda somiglianza, forse un po’ più vaga:


Lo avrete senz’altro riconosciuto, si tratta dell’ineffabile Mister Bean, ossia l’attore inglese Rowan Atkinson.

Ancora di comicità parliamo per il terzo volto (che mi pare di aver già scomodato in occasione di altre similitudini fisiognomiche):


Anche qui non servono tante presentazioni, per l’impareggiabile Pierino nazionale, Alvaro Vitali, interprete di tanti B-movie pecorecci e scanzonati.

Chiudo con l’automatismo fisiognomico di cui vi parlavo:


Abbiamo qui infatti Jean Todt, volto molto familiare agli appassionati di formula uno, per aver vestito a lungo il ruolo di direttore della scuderia Ferrari, nonché, stando a una certa qual irriverente associazione, sosia transalpino di Alvaro Vitali.

E con questo concludo anche la presente puntata della nostra rubrichetta, talvolta un po’ caotica e fracassona, ma di certo sempre culturalmente vivace e stimolante (almeno così a me pare…). L’appuntamento adesso è sul blog di Kika, per scoprire tutti i risvolti modaioli e autunnali escogitati a riguardo del quadro di Filippo Carcano.


2 commenti:

Kika ha detto...

Sorpresona, il volto da te indagato è quello dell'uomo! Un'idea rinfrescante, direi! :)
È buffo il fatto che dal ritratto di un delicato "poeta" tutto pucci pucci con la sua innamorata si arrivi a ben tre comici. Dev'essere qualcosa di più di una semplice coincidenza. Chissà, magari tu hai scoperto in Carcano un intento parodistico che il pittore aveva riservato a pochi eletti buoni osservatori... ;)

Gillipixel ha detto...

@->Kika: ehehehe :-) diciamo che stavolta mi ha ispirato di più il facciotto del poeta, Kika :-) la sequenza dei tre comici è nata davvero senza pensarci :-) non dev'essere un caso, hai ragione :-) l'epoca alla quale Carcano si rifà a dire il vero evoca (anche se magari più nell'immaginario comune che nella sua effettività storica) atmosfere leggiadre e un po' da commedia :-) e adesso che ci penso, il volto indagato mi suggerisce anche altri attori comici francesi, come ad esempio Coluche :-) si vede che era proprio così che doveva andare questa puntata :-)

Bacini ancièn regime :-)