lunedì 22 febbraio 2016

Le città invivibili



La piccola serie di dieci “mini-romances” per il momento finisce con la storiella di oggi. Conto di riprendere più avanti a proporvi altre leggere stalattiti di giocosità narrata. Nell’attesa che nuove idee mi sboccino in zucca, da domani inizio con un’altra baraonda di fanfaluche a basso dispendio intellettivo. La sequela di queste piccole frasi folli, l’ho voluta intitolare “Le città invivibili”.

Ci tengo molto però a non essere frainteso: il riferimento a Italo Calvino vuole avere soltanto il sapore di un piccolo cenno affettuoso dai toni buffi. Non c’è assolutamente volontà canzonatoria…Ci mancherebbe altro: adoro Calvino ai limiti estremi della mia meraviglia di lettore, e non mi permetterei mai di mancare di rispetto alla sua opera, e tanto meno a lui.

“Le città invivibili” sono un balzo maldestro nell’idiozia pura. Ho preso di volta in volta parole di ogni natura. Sembrava quasi che mi corressero alla mente di loro spontanea volontà. Mica le chiamavo io: arrivavano loro senza bussare, irruenti, festose e burlone. Più che alla mente, mi saltavano in bocca. Io non ho fatto altro che stiracchiarle, biascicarle, succhiarle, leccarle e alla fine le ho risputate fuori sotto forma di bislacche mutazioni semantiche.

Dunque, come vi avevo già preannunciato, mano ai pomodori (da lanciare a me…) e vai…andiamo a cominciare: Le città invivibili!!!...

Nessun commento: