martedì 29 marzo 2016

"Un pensiero al giorno" - 6

"Un pensiero al giorno"

6 - Stamattina i fiori sono rimasti chiusi. Soprattutto quelli degli alberi da frutto. I bianchi del ciliegio. Quelli di pesco, rosa battistiani. Non si è presentato il sole a carezzarne le testoline per solleticare il loro desiderio di spetalare in lungo e in largo. Le api sono rimaste a letto, fra mini russate a "bzzz-bzzz", sognando prati sconfinati in potenziale melliflua futura distesa.

Non guasta di tanto in tanto ricordarci il substrato naturale sul quale la nostra esistenza si appoggia. Anzi: dentro la quale affonda le proprie radici in misura consustanziale.

La virtualità e l'artificiale hanno occupato territori sempre più vasti. Ma la natura allunga pur sempre le sue propaggini dentro noi e noi continuiamo nella natura.

Ogni giorno adempiamo a numerose esigenze che con la loro immediatezza ci rammentano il contatto diretto, da ciascuno sempre nutrito, con la propria essenza animale, e dunque naturale.

Forse nessun'altra epoca più della nostra si è spinta così vicino all'ipotesi che un giorno tutto ciò possa mutare per sempre. L'artificio radicale occuperà l'intero terreno dell'esistenza? La prospettiva è fonte di non poca angoscia, anche se l'aleatorietà naturale (che è alla fine quanto l'artificio mira a sconfiggere) reca con sé altrettanti patemi e turbamenti.

Nessuno può conoscere i multiformi volti dei tanti domani a venire. Fino ad allora, possiamo continuare ad annusarci un'ascella, grattarci una chiappa (per i più rivoluzionari, mollare pure una scoreggia), poi guardare fuori, quel ramoscello di pesco, e constatare che oggi le api non sono venute...


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