venerdì 15 aprile 2016

"Un pensiero al giorno" 23 - "That's art folks!"

"Un pensiero al giorno"

23 - "That's art folks!"

Le foto che accompagnano ogni volta le mie parole non sono soltanto piacevoli da scattare. Fanno anche da spunto a una bella riflessione. L'idea sarà particolarmente familiare a chi ama fare foto, ma si può estendere a un panorama molto più ampio del discorso.

Chi conosce il piacere del cogliere immagini fotograficamente sa che alla gratificazione principale si accompagna un lieve "tormento" (uso il termine in senso molto figurato...per fortuna non è nulla di drammatico). Mi riferisco a quella specie di rovello (a suo modo anche gradevole) che ti accompagna spesso lungo le giornate e che ti fa vedere in diversi ambiti, oggetti, situazioni, scenari osservati, una potenziale bella foto.

Come accennavo, credo che il fenomeno riguardi non solo la questione fotografica (anche se in esso si evidenzia e si esalta con particolar chiarezza). Riguarda invece in qualche modo l'arte e il vivere in generale.

Essere immersi nella vita vuol dire gestire un'infinità di stimoli. Non solo visivi, ma provenienti da una miriade di altre fonti sensoriali, emotive, sentimentali, affettive, "empatiche" o "anti-empatiche", razionali o inconsce, e in non trascurabile porzione persino oniriche.

Se non avessimo appreso una "modalità" di filtrare questo flusso immenso di sollecitazioni, facendone "pacchetti" di significati trattabili ai fini esistenziali, ne verremmo irrimediabilmente travolti, soccomberemmo sotto i marosi del caos. Questa esperienza nell'impacchettare stimoli non è altro che il vivere stesso.

L'analogia con il fare foto è molto suggestiva. Attraverso il "rito" della foto (l'inquadratura in primis e poi tutte le possibili altre "abilità iconografiche" richieste dal caso) si "estrae senso" dall'indistinto. Si isola una parte di realtà dal suo generale flusso, si frappone una piccola "diga significante" condivisibile fra umani.

Dunque, se già soltanto il mio modesto "fotografeggiar" qua e là può suscitare queste riflessioni fascinose, figuriamoci le meraviglie riservate dall'arte vera. Immaginiamo quale fantastico lavorio mentale, visivo-sensorial-meditativo doveva accendersi nell'animo di Monet, di Ingres, Picasso, Klee, e così via. Quale mirabile portento di selettività esistenziale si metteva in moto nel loro intimo per congelare quel "quanto" di mondo così ricco di grazia da meritarsi di venir immortalato in una delle loro opere.

E non dobbiamo essere nemmeno troppo invidiosi nei loro confronti. Basta ricordarsi che ogni atto del nostro vivere è a suo modo un'opera d'arte in formato tascabile. Ulteriore consolazione, poi: i "pacchetti" virtualmente isolabili (ossia le foto scattabili al gran spettacolo della vita) sono infiniti. Insomma ce n'è tanto, da divertirsi per tutti.



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