mercoledì 1 giugno 2016

"Un pensiero al giorno" 66 - "Due baleni di libresca consapevolezza"

"Un pensiero al giorno"

66 - "Due baleni di libresca consapevolezza"

La mia carriera di lettore è costellata da tanti momenti cruciali. Lampi di piccole beatitudini, struggimenti, illuminazioni improvvise, discese a precipizio nei territori dell'incanto. Tutto questo, solamente reggendo in mano un libro.

Ci sono tuttavia due momenti di preziosità "librosa", che ricordo con particolare emozione e gratitudine.

Non sono legati al tempo trascorso in lettura vera e propria. Riguardano piuttosto fasi di passaggio, durante le quali l'amore per i libri si è consolidato e confermato in me in maniera salda.

Fino agli albori dell'università, non ero consapevole di amare così tanto i libri. L'influenza scolastica, coi suoi strascichi di passione e repulsione, era a quei tempi ancora molto forte.

L'università stessa non era iniziata nel migliore dei modi. Mille paure mi crucciavano l'animo. Fu una sera di tante preoccupazioni e pensieri riguardo al futuro, che venni colto dalla prima delle due folgorazioni.

L'indomani sarei dovuto andare in città. In quei giorni, meditavo già di procurarmi "Il buio oltre la siepe" di Harper Lee. Stavo crogiolandomi nei miei mille crucci, quando di botto mi venne in mente questa cosa: avere in mano quel libro, il giorno dopo, sarebbe stata la mia salvezza. Una siringata di felicità mi si iniettò dappertutto, sin nel più addentro del me che ero allora (la frase è parecchio scorretta, ma la lascio così).

Il secondo lampo di libresca passione è sempre del periodo universitario. Ero in treno, su uno di quei seggiolini ribaltabili che c'erano nei corridoi delle carrozze, un posto che di per sé, standovi seduto, già ti faceva sentire un emigrato dell'anima.

I pensieri erano, se possibile, lievitati a dismisura. Guardavo fuori dal finestrino in una sorta di estatica disperazione che spesso mi coglieva a quei tempi. Non era tristezza pura. C'era dentro anche una forma di meraviglia e di orgoglio, pensando a quale talento avevo nel sentirmi triste. Un vero fuoriclasse della malinconia.

Avevo ai miei piedi il mio fido zainetto e all'improvviso ho pensato che dentro c'era il volumetto dei "Quarantanove racconti" di Hemingway. Questo pensiero mi infuse un senso di fiducia, di casa, di coraggio, di mondo, di tutto. Potevo affrontare ogni professore, ogni timidezza, ogni tentacolare segreteria, con Hemingway nello zainetto.

È stata quella volta che ho capito come i libri posseggono una loro aura anche da chiusi. È stato da allora, e ogni volta che entro in libreria, mi sento invaso da mille presenze buone che mi parlano già anche stando in silenzio, e mi chiamano calme, per venire sfogliate e lette, mi invitano a entrare dentro di loro con tutto me stesso.


2 commenti:

Kika ha detto...

Che bella questa dichiarazione d'amore per i libri!
Mi piacerebbe vederla appesa al muro di una qualche libreria, non di quelle moderne e tutte uguali come le catene degli editori famosi, ma una di quelle botteghe dove si respira il profumo della vera passione libraria, tra volumi vecchi e nuovi tutti da scoprire.
E' essa stessa una lettura affascinante; oltre al meraviglioso concetto che i libri hanno potere anche da chiusi c'è un passo che mi ha toccato particolarmente:

"Ero in treno, su uno di quei seggiolini ribaltabili che c'erano nei corridoi delle carrozze, un posto che di per sé, standovi seduto, già ti faceva sentire un emigrato dell'anima."

Mi ha fatto scaturire un ricordo improvviso di quei seggiolini, che allora avrei definito prosaicamente "da passeggeri sfigati" - come me, che arrivavo sempre trafelata e non trovavo posto nei sedili normali - ma che tu hai descritto con una tale esattezza e poesia che... davvero sarebbe da incorniciare! Anzi, da trovare sulle pagine di un libro: quello che spero prima o poi pubblicherai, perchè la tua scrittura merita di trovare ancora più spazio ed essere conosciuta al grande pubblico.

Bene, dopo questi meritatissimi elogi torno alle mie occupazioni e ti saluto con una sequela di bacini emigranti :)

A presto!

Gillipixel ha detto...

@->Kika: grazie, grazie, Kika :-) quei seggiolini erano tutto un programma esistenziale :-) scomodi fin che si vuole, ma avevano un loro fascino indubbio...ti sentivi ai margini e al tempo stesso incompreso :-) l'ideale per un lettore meditabondo :-) ti sentivi protagonista di un romanzo, in qualche modo :-)

Grazie per i tuoi auspici pubblicatori :-) ci vuole tanta fortuna, per quello...speriamo :-) boh :-) per il momento mi godo la gioia di scrivere, poi si vedrà :-)

Bacini sui seggiolini :-)