martedì 7 giugno 2016

"Un pensiero al giorno" 72 - "Contagio narrativo"

"Un pensiero al giorno"

72 - "Contagio narrativo"

A leggere le "Storie" di Erodoto, viene voglia di raccontarne a propria volta. Questa antica raccolta di aneddoti remoti è una riserva narrativa inesauribile, non solo fonte di storie, ma anche di "impalcature di storie".

In un certo modo, sembra quasi che le "storie" (nel senso generico del termine, non strettamente erodoteo) siano entità plastiche che si riplasmano sui tempi e si adattano a nuove forme, ma su vecchie sostanze.

Tra i Babilonesi, c'erano dei battellieri che costruivano la loro imbarcazione in legno rivestito di pelli. Discendevano il fiume col carico di merci, e una volta giunti al mercato di destinazione, insieme alla mercanzia, vendevano anche la barca stessa, smontata, sotto forma di pelli e legnami. La corrente del fiume era infatti tanto forte, che sarebbe stato impossibile risalirlo a ritroso. Facevano infine ritorno a casa a dorso di mulo.

Un amico mi ha riferito il racconto di suoi conoscenti che sono stati a seguire la gara di motomondiale al circuito del Mugello. Pare che una pratica molto diffusa, sia quella di campeggiare due o tre notti prima della gara all'interno del circuito e una volta finito tutto, abbandonare al suo destino la tenda, che ci si era premurati di acquistare a prezzo modico.

Quando ho letto il racconto dei battellieri che si disfacevano della barca, mi è venuta subito alla mente la buffa analogia fra queste due storie divise fra loro da tanti secoli. Certo, molto più prosaica quella motoristica odierna, ma mi ha sorpreso in ogni caso.

Sempre tra i babilonesi era usanza radunare tutte le donne da marito in una piazza, con i pretendenti intorno. Un banditore faceva alzare la più bella e iniziava una gara per aggiudicarsela con la maggiore offerta in denaro. Poi toccava alla seconda più bella, e così via, sino alle bruttine e poi ancora, alle decisamente inguardabili. La cosa bizzarra era che, per beccarsi una di queste ultime, non solo non si doveva sborsare denaro, ma si veniva addirittura ricompensati, con parte della pecunia raccolta grazie agli acquisti delle più affascinanti signorine. Le belle andavano dunque in moglie ai possidenti, che potevano offrire di più, mentre i meno abbienti si consolavano con qualche donzella non proprio avvenente, più un bonus di consolazione in formato "spicciolo".

Non mi vengono in mente specifiche storie odierne che ricalchino questa antica narrazione di Erodoto. Devo dire però che come impalcatura narrativa, anche questa è rimasta moto attuale. Ognuno, facendo mente locale a tante situazioni dei giorni nostri, la potrà scovare, nascosta in qualche vicenda moderna.

Forse potrebbe addirittura derivarne un'idea buona per rilanciare un nuovo sistema di welfare. Chi si piglia una brutta, o un brutto (perché dai tempi dei babilonesi almeno un po' più di parità l'abbiamo acquisita), verrebbe incentivato anche con un sussidio pubblico, preso da un fondo, rimpinguato direttamente dalle coppie di belloni. Sarebbe un buon sistema di giustizia estetica: i belli, se sono tali, lo debbono anche al confronto coi brutti. Sborsare un piccolo obolo in riconoscenza di questo fatto, sarebbe il minimo da parte loro per sdebitarsi del servizio sociale che i brutti offrono con il termine di paragone della propria "scorfaneria".


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