martedì 21 giugno 2016

"Un pensiero al giorno" 86 - "Guardare al di là"

"Un pensiero al giorno"

86 - "Guardare al di là"

A questo mondo, mi sono sentito e mi sento spesso inutile. Capita nei momenti di sconforto, nei quali si stenta a inquadrare se stessi dentro un disegno generale, e la propria persona sembra fuori luogo in qualunque dimensione.

Però col tempo credo di aver imparato che forse non ha senso alcuno lo stesso atto di interrogarsi riguardo alla propria utilità. A mio avviso, in fondo, un'idea del genere si nasconde anche nel significato più profondo delle parole di Gesù, quando ammoniva: "...E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro...".

Certo, queste parole erano prima di tutto un invito ad affidarsi alle mani della Provvidenza, che qualcosa di buono, della nostra vita, in qualche modo "sarebbe stato". Ma io ci leggo anche sfumature più sottili. Gesù sembra dirci innanzitutto: non preoccuparti per cose troppo più grandi di te, fai il tuo dovere, "ascolta" la realtà, in essa c'è sicuramente già scritto come trovare anche il tuo posto.

Utile o inutile, adeguato o no, diventano categorie senza senso, in questa prospettiva. Meglio dunque parlare di "pienezza" più o meno raggiunta, oppure più o meno mancata. L'essere nel quale siamo immersi vibra di una sua frequenza peculiare. Quello che conta è saper riconoscere tale vibrazione. Questo riconoscimento avviene solo in parte percorrendo sentieri del ragionamento. Per un altrettanto importante porzione richiede invece sensibilità ed empatia.

Intervengono categorie poco classificabili in termini espliciti e di previsione. È un imparare al quale si addiviene nel corso del suo stesso farsi. L'esperienza che se ne fa è cruciale, si acquisisce attraverso una serie di passaggi che, dantescamente, "...intender non li può chi non li prova...".

Ecco dunque il senso più bello di quelle frasi di Gesù, per me: andare sempre oltre la preoccupazione spicciola, ridimensionare l'importanza di concetti come utile e inutile. Pur rimanendo essi fondamentali per tanti aspetti, non possono mai essere "esaustivi". Per dirla in termini logico-matematici, sono necessari, ma non sufficienti. Bisogna fare i conti con l'utile, ma poi trovare la forza e la leggerezza insieme, che ci consentono di portarci oltre, laddove alberga la completezza verso la quale davvero la nostra essenza di sente chiamata.


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