sabato 25 giugno 2016

"Un pensiero al giorno" 89 - "Pink box"

"Un pensiero al giorno"

89 - "Pink box"

Sarebbe bello che tutte le cose pensate durante la vita, tutti gli istanti vissuti, tutte le emozioni provate, tutto di tutto insomma del nostro "lavorio interiore", venisse registrato su una sorta di contenitore multisensoriale, consultabile poi in seguito a piacimento.

Sarebbe bello. Oppure, sarebbe brutto, a seconda dei punti di vista.

Qualcosa del genere esiste già, ma non è di agevole utilizzo. Viene chiamato inconscio e per consultarlo sono necessarie modalità alquanto complesse, che poi non danno mai la sicurezza circa i dati ricavati dalla sua "lettura". Oppure, ci si arriva con altre modalità "artigianali", tipo i sogni, ma anche qui rimane tutto molto sul vago.

No, quello di cui parlo io sarebbe una sorta di "scatola rosa", sulla falsariga di quella "nera" degli aeroplani. Naturalmente, la sua consultazione non verrebbe concessa solo quando ci siamo schiantati contro qualcosa di brutto e duro. La "pink box" sarebbe a disposizione in ogni momento, per andare a rivisitare passaggi fondamentali della vita.

Non si tratterebbe di un dispositivo esterno, una vera e propria scatola. Dovrebbe invece trattarsi di una funzione interna a noi stessi. Quando venisse voglia, non si dovrebbe far altro che pensare: "voglio leggere la scatola rosa", e subito la "modalità lettura" si attiverebbe.

La "scatola rosa" dovrebbe disporre di un motore di ricerca, in modo da poter selezionare un momento della vita, oppure una certa emozione, un sentimento passato, un'idea.

Sarebbe bello, oppure sarebbe brutto, dicevo. Non mi so decidere. Molte variabili potrebbero entrare in gioco.

Innanzitutto, la "scatola rosa" sarebbe dotata della "funzione modale interpersonale"? Ossia, una persona potrebbe leggere anche la "scatola rosa" di un altro? In linea di massima direi di sì, ma solo col consenso del titolare della "scatola rosa" da leggere.

Solo così, credo, ne potrebbero derivare benefici. La sincerità diverrebbe una dote sempre certificabile, l'intimità fra due persone si farebbe estrema, ma tutto ciò solo quando si vuole.

Non mancherebbero però magagne di rimbalzo: chi rifiutasse la lettura, sarebbe sospettato di avere cose da nascondere. Verrebbe poi meno il naturale mistero che fa parte dell'identità di ogni individuo.

Altro punto critico della "scatola rosa": stimolerebbe a dismisura la predilezione dei "passatisti" a crogiolarsi nei ricordi, senza più interessarsi al presente o al futuro. Si formerebbero schiere di "scatola-rosa-dipendenti", perennemente in fase di lettura delle proprie vicissitudini trascorse. Si dovrebbero allora istituire cliniche di disintossicazione da "scatola-rosismo", nelle quali si tenterebbe di convincere gli assistiti che se si ostinassero a non creare più presente, né futuro, non avranno nuove cose da leggere sulla scatola negli anni a venire. Per i più recidivi, si dovrebbero creare magari fondi pensionistici di ricordi integrativi.

Potrebbe anche esplodere un mercato nero di "scatole rosa". "Scatole-rosisti" professionali senza scrupoli caricherebbero le proprie vite delle esperienze più estreme e sensazionali, da rivendere a peso d'oro a chi per pigrizia non si era premurato di fare una buona scorta di ricordi per la vecchiaia.

Questa "scatola rosa" è insomma un apparecchio ancora troppo precario, per poter passare subito al suo utilizzo immediato. Aspettiamo allora che gli studiosi sviscerino meglio tutto i pro e i contro, e nel frattempo accontentiamoci di romperci ordinariamente le scatole, come abbiamo sempre fatto finora, coi mezzi tradizionali.


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