mercoledì 13 luglio 2016

"Un pensiero al giorno" 106 - "Ieri, oggi e due mani"

"Un pensiero al giorno"

106 - "Ieri, oggi e due mani"

Per diverso tempo, ho apprezzato poco le mie mani. Soprattutto da bambino, e ancor più da adolescente. Non è che non mi piacessero proprio, ma quantomeno le trovavo strane. Dal mio punto di osservazione, le ho sempre viste troppo grandi. D'accordo, io sono già alto di mio, ma le mani mi apparivano quelle di qualcun altro ancor più lungo di me.

Le dita sono affusolate, però il palmo è piuttosto largo, e alla fine, più che ricordare strumenti da pianista o da pittore, fanno venire in mente due buoni badili. Forse il mio piccolo disagio con le mani, si è a lungo annidato in questa contraddizione. Mi considero una persona dall'animo abbastanza sensibile, di solito propendo per la delicatezza, nelle cose della vita. E ritrovarmi sotto agli occhi ogni volta questi due ferri da stiro, mi ha fatto spesso scattare dentro quel senso di "estraneità manuale", al quale accennavo.

Piano piano, tuttavia, com'è accaduto per tante altre parti di me, sia fisiche sia immateriali, sono arrivato a guardare anche le mie mani con occhio più benevolo. Una cosa l'ho sempre saputa ed è stata decisiva a lungo andare nel farmi mutare opinione: le mie mani sono dei giganti delicati.

Nella loro carriera di "maneggi", hanno dato carezze (in tante occasioni, più che altro, a diversi gatti), hanno scritto parecchio, hanno retto molti libri, hanno esplorato narici con circospezione (le mie, il più delle volte) e altri anfratti (qualche volta anche altrui, per fortuna), hanno grattato, hanno usato di frequente il sapone con loro gran piacere, hanno visitato spesso il "centro città" corporale (dove trovano così naturale l'andarsi a cacciare, per impugnare la sentenza), ma soprattutto hanno imparato il gusto di lasciarsi osservare.

Quando ho capito com'era bello osservarmi le mani, è stato il momento buono che hanno cominciato anche a piacermi. Mani (e piedi), occhi, lingua più labbra, e sesso, sono le parti del corpo nelle quali maggiormente si concentra la nostra "intensità sensoriale" più marcata. Non a caso, nel "homunculus" (il pupazzetto deformato in proporzione alla sensibilità di pertinenza delle diverse zone anatomiche), le mani sono abnormi.

Le mani sono state e sono in assoluto l'oggetto più difficile da rappresentare per i pittori o gli scultori di ogni epoca. Le mani si mostrano, appaiono, ma soprattutto fanno. Ed è attraverso di loro che molte volte si concretizza la scelta del voler stare dalla parte del bene, oppure da quella del male e dell'errore.

Le mani possono essere messaggere palesi, oppure contrabbandiere clandestine, di odori e profumi. In certi casi, e con certi cibi, mangiare con le mani raddoppia la soddisfazione nella goloseria. Succhiarsi le dita, dopo averle usate come forchetta per qualche pietanza particolarmente indicata alla "mangiatoia manuale" (i gamberetti da sbucciare, il salume, le patatine che lasciano il sale sui polpastrelli) è una sensazione impagabile.

In ragione di tutto ciò, ma anche per la loro intrinseca portata estetica, guardarsi le mani è bello. È un po' come specchiarsi, in un certo senso, perché nelle mani è contenuta tanta parte del nostro essere e della nostra identità, che ci si può intravedere proprio se stessi.

Le mani sono come una specie di diario. Non solo perché magari portano con sé segni o rughe del tempo, ma soprattutto per tutti i ricordi posati sulla loro pelle. Tutte le cose fatte con queste mani, sono piccoli capitoli della storia della nostra vita. E quando ci è capitato qualcosa di meraviglioso, o di deprimente, di stupefacente, o di ridicolo, o di surreale, o di importante, le mani erano lì, sotto il nostro sguardo, e in qualche modo hanno fatto la loro parte.

Ecco dunque, ci sono voluti anni, ma adesso l'ho capito. Quando ero piccolo e vedevo le mie mani un po' come quelle di uno scimmione, invece di rammaricarmi, avrei dovuto andarne fiero fin da allora. Perché niente meglio delle mie mani mi rappresenta, nell'essenza di "rarefatto animale scrivente" che più mi è cara.


2 commenti:

Occhi blu ha detto...

La tua mano è curata e ha un aspetto gentile.
Avresti dovuto fotografarla al contrario, però, per far capire un po' più di te, dalle linee che la attraversano e contraddistinguono, dai segni che ha regalato il tempo, dai difetti che ha lasciato il lavoro.
;)

Gillipixel ha detto...

@->Occhi blu: Non ci avevo pensato, Ou Bee :-) ho ripreso questo versante perché mi sembrava che fosse più congeniale al mio discorso :-) la cosa della lettura della mano, le linee, ecc. mi lascia un po' perplesso :-) anche se magari può essere un bel gioco :-)

Bacini manualistici :-)