martedì 9 agosto 2016

"Un pensiero al giorno" 135 - "Mutante mutare"

"Un pensiero al giorno"

135 - "Mutante mutare"

Sentirsi giorno dopo giorno sempre la stessa persona, in fondo non è cosa così scontata. Il corpo muta in continuazione, il sangue si rigenera, la pelle si rinnova, i capelli e le pelurie varie si rimpiazzano, i muscoli, i tessuti si rimpolpano. I sentimenti, le emozioni, i pensieri provati una volta, non ritornano mai uguali a se stessi al cento per cento. Mutano il contesto, l'esperienza, la causalità presunta degli accadimenti, i punti di riferimento storici, biografici.

Rimuginavo su simili considerazioni, quando di botto m'è folgorata in mente la parentela di tutto ciò con l'arte moderna. "...Ma tutto questo non è altro che la vicenda dell'arte moderna!..." mi sono detto.
Il desiderio, la necessità, di rompere la dittatura della fissità dell'inquadratura unica e la gabbia della cornice, la quale a sua volta imprigiona la "mono-significatività" della prospettiva.

L'urgenza che si è percepita ad un certo punto di liberarsi dalle imposizioni dell'attimo singolo ritratto, ravvisando in esso un assurdo filosofico.

Rendere conto della compresenza emotiva, della mutevolezza di quanto un tempo era ritenuto singolare, e del fatto che, in fin dei conti, molto di questa compresenza è dovuto a uno "sforzo di fede" conoscitivo umano.

Stanotte, sognando, ero un altro uomo. Ieri, provando mestizia, mentre oggi provo serenità, ero un altro uomo. La mestizia di ieri sarà diversa in qualità rispetto a quella di domani. La gioia di oggi, non si ripresenterà mai identica dopodomani, ma varierà per qualche piccola o grande sfumatura.
Siamo un magma che bolle lentamente sotto la pelle. Ci aggrappiamo a pochi punti fermi, ma al tempo stesso non possiamo non renderci conto del divenire totale spaziotemporale in cui veniamo frullati.

Tutte queste cose ci hanno spiegato Cézanne, Van Gogh, Monet, Picasso, Fontana.

E...forse non c'entra nulla, ma sono contento di questa foto che ho scattato. Ve l'ho già proposta, e questa nuova versione elaborata mi piace ancor di più.

C'è uno straccio appeso a una maniglia, annodato. La luce non si sa bene se entri nella stanza, o da essa esca. Le venature lignee rimandano al substrato naturale del "vitale" che ci scorre dentro. I colori innaturali parlano della capacità di astrazione di cui disponiamo. La stessa che ci aiuta a percepirci individui singoli e continui, nel mare di mutevolezza sopra i cui flutti la barchetta del nostro io viene incessantemente sbatacchiata attimo, dopo attimo, dopo ora, dopo giorno, dopo sempre.


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