mercoledì 24 agosto 2016

"Un pensiero al giorno" 150 - "Istanbul"

"Un pensiero al giorno"

150 - "Istanbul"

Fra i diversi libri iniziati ultimamente (sperando di terminarne almeno qualcuno), c'è anche "Istanbul" di Orhan Pamuk. Del bravissimo scrittore turco ho letto solo altri due romanzi, "Il mio nome è rosso" e "Neve".

Questo terzo suo testo che affronto, al di là della piacevolezza confermata riguardo ai modi narrativi dell'autore, mi ha fatto pensare a una sorta di cartina di tornasole, adottabile nel valutare l'affetto nutrito verso questo o quell'altro scrittore.

"Istanbul" non è un romanzo. Lo si potrebbe definire una autobiografia intima. Nel senso che, nel corso della narrazione, Pamuk cerca di illustrarci come si è formata la sua personalità di uomo e di scrittore. D'accordo, un po' tutte le autobiografie fanno questa cosa. Ma in "Istanbul" l'operazione è particolarmente delicata e minuziosa. 

Pamuk si preoccupa di darci certi dettagli minimali, all'apparenza insignificanti, ma in realtà fondamentali. Ci racconta proprio il suo "provenire da un indistinto", ossia quel vago e sconfinato sentire che, con tutti i suoi paradossi, le contraddizioni e le illogicità, accompagna l'infanzia di ciascuno.

A quel punto (anche se sono ancora alle prime pagine) succedono due cose che sanno regalare non poca meraviglia. Primo, ci si accorge che, anche se non si sta leggendo un'opera di finzione dell'autore, le atmosfere assaporate nei romanzi sono già tutte lì, e lo stato d'animo narrativo generale ci è perfettamente familiare. Ci pare quasi di tornare in una casa visitata in passato, della quale conosciamo le stanze, il clima dei suoi ambienti, persino gli odori che si annusano lì dentro.

Secondo, desideriamo davvero ascoltare tutto sulla storia di quella casa. Chi vi risiede (lo scrittore medesimo), non solo lo sentiamo come un amico molto caro, ma ci sembra quasi un alter-ego personale, un secondo "me stesso", di cui ci preme sapere tutto il possibile.

I suoi sentimenti, i suoi pensieri, le sue emozioni, i suoi punti di vista sul mondo, divengono anche i nostri, in qualche modo. E il cammino affascinante verso il mistero della sua personalità, si confonde, si accavalla, si incrocia con un addentrarci dentro noi stessi.

Per sapere dunque se si prova davvero un affetto speciale per un autore, lo dobbiamo sentire come un amico dal quale ascolteremmo raccontare qualsiasi cosa di sé, del mondo e della vita. Perché sappiamo già in partenza che così facendo, impareremo certamente qualcosa di noi.


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