venerdì 2 settembre 2016

"Un pensiero al giorno" 158 - "Un jumbo in giardino"

"Un pensiero al giorno"

158 - "Un jumbo in giardino"

Ieri, mi è atterrato un jumbo jet in giardino. Era un jumbo sovrappeso, con un po' di baffetti sul muso e i reattori rauchi. Senza pensarci troppo, sono salito a bordo. Quando si è chiuso il portellone, mi sono accorto che in tutto l'aereo c'era soltanto il pilota. Era un gorilla, con regolamentare divisa. E berretto. Non sapendo cosa fare, gli ho detto la prima cosa che m'è venuta in mente: "...Presto, portami a New York, vado a sposarmi con Michael Stipe, il cantante dei REM...".

Lui, molto professionale, si è messo ad armeggiare con la cloche e ha decollato. Ho visto che passavamo sopra le Baleari e mi sono rassicurato: "...Ha capito!!!...bene...".

Dopo il tempo che ci è voluto, siamo atterrati a New York. Prima di scendere, ho abbracciato il pilota: "...Grazie, hai guidato benissimo...". "...Woof..." mi ha risposto.

Ho preso un taxi con la carrozzeria di cartone e i finestrini in Domopak. Mi ha portato in Garibaldi Square, angolo Mazzini avenue. Michael Stipe mi aspettava sulla porta della sua villetta in stile vittoriano.

Siamo corsi in comune, dove l'assessore al verde pubblico ci ha sposati (il sindaco era impegnato in Nino Bixio Street, a inaugurare un'enoteca municipale). Un minuto dopo, passando all'ufficio a fianco, c'era l'assessore alla nettezza urbana che ci ha divorziati subito.

Per festeggiare, siamo rincasati sempre con lo stesso taxi di cartone (solo che adesso aveva legati dietro grossi batuffoli di ovatta e sputava bolle di sapone dalla marmitta), mentre Stipe canticchiava "Night swimming" dei REM.

Ho salutato Michael sulla scalinata di casa sua. Ci siamo detti di rivederci presto per "sposorziarci" di nuovo, che è stato bello.

Mi sono incamminato per un vialetto che costeggia Camillo Benso conte di Cavour park. Bellissimi esemplari di tigli formavano come un lungo tunnel vegetale, e sotto passeggiavano ragazze, signore, donne giovani e più mature. C'erano solo femmine a parte me, che ero io. Ho fatto cinquantasette passi e mi sono innamorato sessantatré volte.

In fondo al viale, seduto su una panchina, vedo il gorilla pilota, in borghese. Stava sfogliando il New York Times. Mi sorride e mi fa: "...Dura la vita, eh?...". E io: "...Ma allora sai parlare?!?!?...".
"...Sì, ma mai quando sono in servizio...".
"...Ah...capito. Io mi faccio un altro giretto sotto i tigli. Buona lettura...".
"...Woof...".

Al quarto andirivieni lungo la strada alberata e "onni-gineceizzata", mi ero già innamorato duecentoquarantadue volte. Per una giornata mi sembrava abbastanza.

Ho telefonato a Michael Stipe, se per caso gli avanzava un posto per la notte, in una delle camere degli ospiti.

Michael mi dice: "...Ho già un sacco di gente, ma se ti accontenti di stringerti un po' nel lettino con Sharon Stone, puoi rimanere...".

"...Grazie Mikie, vedrò di fare uno sforzo per stanotte...ma non è che la Sharon russa?...".

"...Non saprei...so per certo che si sveglia sempre con l'alito profumato di gelsomino...dovrai correre il rischio...".

E mentre pensavo che il rischio lo avrei corso, ecco passare a proposito il caro taxi di cartone, pronto per condurmi verso la inusitata insidia di potenziali fusa floreali hollywoodiane.



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